Il primo esempio di inno nazionale veneto?
Edoardo Rubini, storico veneto.
Spirto di Dio, ch’essendo il Mondo infante,
Tanto sull’onde il pié posar vi piacque,
Fate liete quest’acque,
Dove la nostra Fe’ più salda e pura
Di pietà e di valor con prove tante
Dei secoli nel corso intatta dura,
E stendesi regnante,
Da mare a mar la Veneta Fortuna
Fin ch’Ecclissi fatal tolga la Luna.
È un incantevole
madrigale settecentesco scritto dal N.H. Zaccaria Vallaresso che musicava un mottetto di Antonio Lotti e nacque come accompagnamento ufficiale dell’andata del Doge con il Bucintoro alla chiesa di San Nicolò al Lido il giorno della Sensa, alla presenza delle Autorità civili e religiose e degli ambasciatori stranieri in barca. Di enorme significato sono le paroledel poeta nobiluomo, che raccontano come lo Spirito Divino posasse i piedi sulle acque della Laguna rendendo la nostra Fede religiosa la più salda e pura, temprata dalle durissime prove sostenute nel corso dei secoli: quindi la Veneta Fortuna durerà fine alla fine del mondo.
Bello! Basta che i Veneti si ricordino di come erano i loro Antenati, pieni di amore per la Patria e fedeli a Dio, come testimoniano le migliaia di chiese erette a proprie spese a Venezia e in tutta la Terra di San Marco, ma soprattutto con quale zelo animassero le cerimonie religiose e seguissero il Vangelo quando c’era da fare Giustizia e da prendere le decisioni, grandi e piccole. Gli antichi Veneziani se ne ricordavano persino sul Bucintoro…