I PALEO VENETI DI MEL, TUTTI CASA E… BOTTEGA. LA CHIAVE DI TRICHIANA
Di Alexia Nascimbene (www.archeoagordo.it)
Fino al 1995 non si sapeva nulla dell’abitato di Mel e della sua ubicazione che già di per sé costituisce un dato parlante. La struttura era in gran parte distrutta dai lavori agricoli ancora di parecchi anni fa, ma sono stati trovati, oltre a tre brevi tratti di muro, una canaletta di drenaggio che si collegava con una vaschetta in lastre di pietra, tanto che in un primo momento gli archeologi avevano pensato di trovarsi di fronte ad una tomba. Dentro la cassetta c’era un grande dolio di ceramica, un grande contenitore di derrate alimentari vuoto, ma la cassetta era comunicante con la canaletta di drenaggio e quindi questo voleva dire che c’era un impianto idrico e in associazione con questa situazione sono state trovate delle scorie metalliche. Tutto questo insieme ci fa pesare che ci troviamo di fronte ad una casa laboratorio: probabilmente in questa casetta veniva lavorato il bronzo.
Questo ritrovamento ha permesso di localizzare la posizione del villaggio rispetto alla necropoli e questo è già molto perché per altro del Bellunese noi conosciamo le necropoli e non i villaggi, un po’ diversamente da quello che è il rapporto degli abitati d’altura vicentini e veronesi, prealpini occidentali, dove invece abbiamo una sessantina di villaggi conosciuti con le strutture abitative la tipologia edilizia delle case, il materiale di uso quotidiano, ma non le necropoli di cui abbiamo dati sporadici molto scarsi, cosa che ci mette in difficoltà per interpretare correttamente la complessità dei sistemi territoriali.
Un altro dato fondamentale che ha fornito il ritrovamento dell’abitazione dì Mel è quello sulla tipologia edilizia adottata in queste zone: è una tipologia di casa o di casa – laboratorio molto simile a quella degli abitati vicentini o veronesi che a loro volta usano le case utilizzate dai Reti: case seminterrate con muri a secco in pietra. Diversamente dagli abitati di pianura che usano materiale deperibile per le abitazioni, qui troviamo la pietra e questo ci porta ad avere una notevole difformità documentaria. Le case di città come Este, Padova, Oderzo, Vicenza, Concordia, che dalla piena età del Ferro sono dei veri e propri centri urbani dato che hanno l’ortogonalità dell’impianto urbanistico fra strade, canali di scolo e case, hanno delle case costruite con legno, argilla ecc. per cui di queste case che in alcuni casi forse potevano essere assimilate ai palazzi di cui si parla per l’Etruria, ci rimane pochissimo. Dei villaggi di altura che certamente non erano città ed avevano un’estensione limitata abbiamo la pianta delle case e le superfici e in alcuni casi possiamo anche ipotizzare delle tramezzature, l’articolazione interna dello spazio, la possibile ricostruzione del tetto. Delle case di pianura ci rimangono invece solo piani pavimentali e buche di palo che ci danno gli allineamenti, ma non molto dì più. La casa di Mel assomiglia quindi alle case degli abitati veneti d’altura e quindi per mediazione alle case dei Reti.
Uno dei rinvenimenti più significativi per il flusso di traffici che attesta è il rinvenimento della chiave del monte Nenz di Trichiana (1992-93). Su segnalazione è stata infatti rinvenuta una chiave di bronzo databile con una certa sicurezza alla seconda metà del VII sec. a.C., in un contesto che ci fa capire come la sua destinazione fosse votiva, cultuale. La chiave nell’antichità è infatti spesso tra i materiali legati ai santuari proprio per il suo significato simbolico e come dono e offerta votiva- La chiave di Trichiana è un oggetto di grande prestigio, sia per la grandezza e la quantità di metallo impiegata, sia perché non è un oggetto locale ma viene sicuramente dall’area a Nord delle Alpi, halstattiana. Questo oggetto ha almeno due significati importanti:
1. testimonia una provenienza sicura e quindi conferma il fatto che la valle del Piave veicola e convoglia su di sé materiali provenienti da ambiti diversi; quest’oggetto apre un capitolo nuovo sul valore cultuale di questa valle, di come cioè gli antichi tendessero a localizzare lungo questa vallata alcuni luoghi di particolare importanza dal punto di vista religioso.
2. Tra il VII e il VI sec. a.C. si assiste ad un fiorire di insediamenti e presenze e questo certamente corrisponde al fatto che centri di pianura, Este e Padova in particolare, hanno una dimensione ormai pienamente e politicamente urbana e che quindi il controllo territoriale e dei traffici commerciali diventa per loro un fattore vitale.