LE DONZELLE DI TREVIGI E DI PADUA, PIU’ SENSIBILI AI DUCATI CHE ALLE …GALLINE PADOVANE. :D
Di Millo Bozzolan Zago
SI NARRA DI COME LI RUSTICI PADOVANI SCOPRIRONO QUANTO LE DONZELLE DI TREVIGI E DI PADUA FOSSERO PIU’ SENSIBILI AI DUCATI E ALLA POMPA DEI VENEZIANI CHE ALLE LORO POLLASTRE E TORTELLINI, E DI COME FERITI NELL’ORGOGLIO, FECERO GUERRA AI VENETI DI LAGUNA. (M.B.Z.)
Tra le feste della Marca amorosa più celebre fu il Castello d’amore, eretto in Treviso il 1214, bizzarro spettacolo al quale accorsero molti veneziani. Nel mezzo della Spinola, sobborgo ora di San Tommaso, s’era costruito un grande castello di legno, coperto d’oro, di velluti, di vai, di tappezzerie preziose e sul quale presero posto duecento nobili giovani donzelle di Treviso e di Padova, abbigliate pomposamente, adorne di gioielli.
Dovevano esse difendere il castello con fiori, frutta, ed acque odorose, dai giovani che l’assalivano armati alla stessa maniera. Da ogni banda del Veneto giungevano gli oppositori, preceduti dallo stendardo del loro Comune: la schiera dei veneziani si distingueva fra tutte per le figure bellissime, per la ricchezza delle armature e delle insegne.
Incominciò l’assalto: le donne folleggiavano, provocavano e si difendevano, gettando arance, mele, rose, acque profumate. I leggiadri trevigiani miravano ai cuori e volevano persuadere le dame di rendersi a loro, con gentilezza di parole e di preghiere, chiamandole a nome, e dicevano – Madonna Beatrice, Madonna Fiordiligi “ora pro nobis” e gittavano fior.
I pacchiani padovani tendevano ad espugnare la bellezza per via della gola, e gittavano ravioli, crostate, torte e tortellini, e anche pollastri e galline cotte. Gli accorti veneziani si fecero avanti con lo stendardo di San Marco, e dopo le noci moscate e le cannelle e le altre spezierie orientali cominciarono a trarre ducati d’oro. E già i veneziani, tra una pioggia di fiori e una tempesta di frutta, stavano per prendere il castello, allorché, tra l’agitazione della folla, i padovani ingelositi strapparono il gonfalone di San Marco e lo lacerarono.
A tale insulto i veneziani si voltarono e sguainarono le spade inferociti. I giudici della giostra accorsero a dividere i contendenti, ma la discordia, mal sopita, diede origine ad una guerra, finita con la rotta dei Padovani alla torre di Bebbe, presso Chioggia. La pace fu conclusa con la mediazine del Patriarca di Aquileia. Il Doge Pietro Zian pretese che venticinque di quei giovani padovani venissero messi al suo arbitrio. I giovani padovani andarono a Veenzia e il Doge lietamente li accolse e rimandò con ricch doni alla loro casa.
da Pompeo Molmenti, le Dogaresse