LE “PUTTE” DI VIVALDI, UN’ALTRA GRANDE ATTRATTIVA DI VENEZIA
Di Luigina Pizzolato

chiesa di Santa Maria della Pietà, la Pietà è universalmente nota come chiesa di Vivaldi ed è in riva degli Schiavoni
Ai tempi delle Crociate erano nati in Venezia vari ”ospedali”,ostelli per i pellegrini, istituti di beneficenza finanziati, amministrati e controllati da un apposito consiglio nominato del Senato della Repubblica. Citiamo la Pietà, ma furono attivi anche anche Santa Maria dei Derelitti, detto l’Ospedaletto a San Zanipolo, i Mendicanti, gli Incurabili a Dorsoduro.
In seguito divennero ricovero per orfani, poveri e bisognosi.L’Ospedale di Santa Maria della Pietà, sorto nel 1346 in Riva degli Schiavoni, divenne celebre per il rilievo delle attività musicali in esso esercitate. Nel Settecento nobili famiglie chiedevano che le loro figlie fossero accolte a pagamento, per ricevere una istruzione musicale. Dal 1703 al 1720 vi svolse attività di compositore, violinista e maestro di canto Antonio Vivaldi, nato nelle vicinanze, in Campo della Bragora.
Era di salute malferma, debole di petto,tanto da non poter adempiere a tutti i doveri che l’ordine sacerdotale che aveva abbracciato avrebbe richiesto. L’incarico di ”maestro di concerti” nella chiesa dell’Ospedale gli procurò una certa tranquillità economica e la possibilità di comporre, sperimentare e far eseguire la sua musica. La fama dell’ Ospedale e delle ”putte” richiamava musicisti, studiosi e curiosi persino dall’estero, molti visitatori di Venezia nei loro racconti di viaggio narrano la meraviglia e la perfezione delle esecuzioni, la dolcezza delle voci e l’armonia degli strumenti. Tra i visitatori si ricordano personaggi come De Brosses,Rousseau e Goethe.
Le ”putte” di Vivaldi, grazie al ruolo che il grande compositore occupava, erano le prime interpreti delle sue composizioni. Vivaldi aveva il compito di insegnare il violino, così la maggior parte delle sue opere risulta scritta appositamente per loro , a volte vi veniva indicata personalmente la destinataria. I manoscritti delle sue musiche erano sempre accompagnati dai nomi delle giovinette che dovevano eseguire la musica, poiché le ragazze erano identificate per le loro qualità musicali più spiccate. La prima composizione che Vivaldi scrisse per la Pietà è conservata a Dresda e fu scritta tra il 1704 il 1709: è una “sonata per Oboe, Violino, Salmoè ed Organo” (RV779), scritta per Pelegrina dall’Oboe, Prudenza dal Contralto, Candida dalla Viola, e Lucietta Organista.
Non sempre le giovani erano orfane, a volte erano semplicemente abbandonate dalla famiglia, venivano accolte negli Ospedali dove ricevevano assistenza e un’istruzione religiosa, imparavano il cucito e le attività domestiche. Ricevevano i rudimenti di musica da un maestro di canto e le prime lezioni di musica da figlie più grandi, che sceglievano poi alcune delle più giovani da educare. Molte suonavano due o tre strumenti, mentre alcune erano dotate sia come cantanti che come strumentiste.
La stessa Pietà forniva i libri e gli spartiti rilegati,probabilmente la copista era una delle ragazze del coro. Dopo un periodo di apprendistato le giovani più dotate divenivano entravano a far parte attiva del coro, un gruppo di circa 40 cantanti e suonatrici che si esibiva nella cappella della Pietà. Una grata nascondeva le artiste dal pubblico, facendo nascere in chi ascoltava suggestioni e fantasie. Il francese Charles de Brosses fantasticava di giovani monachelle biancovestite che suonavano o dirigevano l’orchestra. Jean Jacques Rousseau, dopo aver visitato l’Ospedale dei Mendicanti e assistito a un sublime concerto, ebbe modo di farsi presentare alcune delle eccellenti esecutrici.
Conosceva solo i nomi e le voci, vagheggiava visi leggiadri e sguardi ammaliatori. Grandissima fu la sua delusione quando vide che a voci tanto soavi non corrispondeva altrettanta bellezza. Chi era guercia, chi con la pelle devastata dal vaiolo, o con altre menomazioni. La carica di maestra era il grado più alto che potevano conseguire. Non era previsto che le putte, per quanto virtuose e dotate, potessero svolgere attività professionale al di fuori dell’istituzione che le aveva accolte,sarebbero state considerate alla stregua di donne perdute. Per motivi di decenza le orchestre furono sempre composte di sole donne.
Una volta diventate maggiorenni le putte potevano scegliere di prendere marito, abbandonando l’Ospedale e rinunciando al talento artistico. Oppure rimanere nubili e continuare l’attività nell’Ospedale, dedicandosi all’insegnamento. In cambio ne ricevevano il sostentamento e qualche piccolo privilegio, come il vitto di buona qualità, il soggiorno presso famiglie del patriziato quando avevano bisogno di cure e riposo.
Sull’antico Ospedale oggi sorge l’hotel Metropole, nei cui locali alcune colonne originarie sono ancora visibili.
Buon giorno e buona domenica a tutti gli scritore che fanno questa bellissima pagina. wqesto articolo mu ha veramente piacutto. Grazie per tantissima informazione. Arrivederci