Le scomuniche di Treviso
di Theusk
Alla guelfa e devota Treviso non mancarono i guai con le più alte gerarchie della chiesa. I trevigiani vennero scomunicati da Papa Innocenzo III nel 1199 perché ritenuti responsabili dell’uccisione del vescovo di Belluno, e il 13 dicembre del 1229 gli ambasciatori intervenuti all’incoronazione di Federico, vennero da papa Onorio III
” molto ripresi per la poca obbedienza che i trevigiani mostravano verso la sede apostolica“.
Nel settembre del 1282, l’arcidiacono di Grado (con autorità pontificia) scomunicò i trevigiani per i danni recati da Gerardo de Castelli al vescovo di Ceneda e la pena venne rimossa dalla Santa Sede nel successivo febbraio.
Ma il guaio più grosso accadde nel 1292 quando, in previsione di una guerra contro il vescovo di Belluno, il patriarca d’Aquileia scomunicò il podestà, il capitano di Treviso, gli anziani, i consiglieri e gli altri ufficiali del Comune e decretò l’interdetto sulla città; delegato da papa Bonifacio VIII, il vescovo di Ferrara esaminò a fondo la questione dando quindi ragione ai trevigiani e, il 12 dicembre 1297 (sia pure con atto di umiltà prestato da Gerardo da Camino), la scomunica e l’interdetto vennero revocati.