L’EX DOGE MANIN, CON LA VECCHIA ARISTOCRAZIA CHE SI RITIRA DALL’IMPEGNO PUBBLICO
Di Milo Boz, Veneto
DAL DIARIO DEL DOGE LUDOVICO MANIN, le tasse dei francesi che colpirono anche lui, il giuramento alla corona austriaca.
In tutti gli otto mesi che durò la democrazia, (non) io ne altri della mia casa abbiamo preso l’ingerenza in alcun affare; ci convenne pagare gravosissime imposte come gli altri e relative alle rendite.
Dopo entrati li todeschi, per ordine del generale Wallis fu unito il corpo de’ nobili acciò scegliessero dodici deputati a prestar giuramento di fedeltà al Sovrano, essendomi stato detto ch’io pure vi intervenissi, vi andai facendomi accompagnare da uno dei nipoti temendo non aver forza di far quelle scale; stetti tutte quelle ore seduto in mezzo a banchi ove vennero alcuni a tenermi compagnia–, li Cavalieri mi fecero dire che andassi sul loro banco, ma io li ringraziai.
Scelto purtroppo uno dei dodici convenne andassi in Procuratoria dal Wallis che mi trattò con molta gentilezza e passò in seguito alla mia riva. Per altro dopo caduto fatalmente il governo io non andai mai più in Palazzo; mai in chiesa a San Marco, e mai di giorno nemmeno in Piazza, né in Merceria…
Grazie a Milo per questo post su un episodio che ignoravo, dato che l’800 per me e’ la piu’ ingrata di tutte le epoche da affrontare.
Per legittimare la loro occupazione delle Venezie dal 1798, gli Austriaci costrinsero i nobiluomini veneziani al giuramento di fedeltà.
La cosa incredibile è che costrinsero il vecchio Doge ad una simile umiliazione.
Niente rispetto neanche per l’età di quest’uomo con il cuore a pezzi, ridotto all’ombra di se stesso.
Come si comportava un vero nobile, allora?
Niente proteste, niente incidenti, niente sotterfugi.
Il vecchio Doge si reca all’appuntamento e fa il dovere che gli viene richiesto.
Una lezione di nobiltà a chi ne aveva smarrito il senso, anche se deteneva, illegalmente, il potere.