LO SCHIAVONE CHE VISSE 118 ANNI
Pierluigi Ceccon
GIOVANNI CHIOSSICH UNO SCHIAVONE ULTRACENTENARIO
AL SERVIZIO DELLA REPUBBLICA VENETA
Dirò poi, essere stato interrato in questo Cimitero il veterano dalmata Giovanni Chiossich, nato in Vienna d’Austria nel 26 novemibre 1702 (millesettecentodue), e morto nella Casa degli Invalidi in Murano nel 21 maggio 1820 (milleottocentoventi) per malattia di consumazione senile, che 1’obbligò a letto per pochi giorni. Per far cosa grata a Sua Eccellenza Giovanni Gabriele Marchese de Chasteller, generale d’artiglieria e comandante la città e fortezza di Venezia, e al Signor Conte Guglielmo Cardani presidente del Tribunale Criminale di Venezia, i quali donavano al Chiossich la loro benevolenza, dettai In seguente epigrafe che dovea esser posta nel Cimitero stesso.
Viator siste. Rem scitu dignaro leges. Ioannes Chiossich Dalmata Vindob. natus hic situs est. Qui cum primum Germanor. impp. per an. amplius XL. deinde Reip. Venetae per an. XXIX miles esset tamen inter tot terra mariq. exantlalos labores ad aetatis an. GXVIII. inoffensa valetudine pervenit. Idem litterarum prorsus nescius caelebs sobrius pius placidissime decessit Muriani XII. KL. junii MDCCCXX. Cinerem venerandum salvere jube.Tibi longaeva det vita frui.
Gabr. Marchio de Cliasteller Guiliel. Comes de Gardani moonum. posuere.
Giovanni Chiosich Non fu però scolpita, per quanto ricordo, ma fuvvi posta una brevissima memoria, che vienni accennata dal distinto mio amico Monsignore Giambatista Andreotta Muranese, la quale oggidì non trovai.
Io pur molte volte vidi quest’uomo, specialmente durante 1′ assedio del 1813 e 1815. Egli camminava col bastone, a ogni venti passi avea bisogno di riposo. Teneva in saccoccia e mostrava tulle le carte che comprovavano 1′ epoca della sua nascita, i servigi prestati, la pensione che allora godeva doppia. Chiesto da me, cosi per celia, s’egli fosse stanco di vivere, risposemi che vorria che il suo centododicesimo anno fosse il primo dell’età sua. Il mio distinto amico Francesco Caffi nell’anno antecedente alla morte del Chiossich, cioè nel 1819, avea dettata una memoria che essendo tuttora inedita; mi piace di pubblicare.
Questo Giovanni Chiossich nacque nel 26 Dicembre 1702 in Vienna d’Austria, e vi fu battezzato nella Chiesa di Santo Stefano. Una Marianna gli fu di madre. Il di lui padre visse cent’ un anni, un di lui zio dal lato paterno ne campò ccntoquindici. Egli nell’età puerile d’otto anni entrò nella milizia come piffero : in quella di tredici prese l’arme come soldato poich’ era della persona più alto che i suoi compagni. Sotto la bandiera Austriaca militò per 47 anni continui, e fece tre campagne di molto impegno nel1′ Ungheria, nella Crimea, nell’ Olanda. Quindi passò a servigio della Repubblica Veneta, di cui originariamente era suddito.
In tale servigio trenta altri anni consumò, alternandolo or sul mare, ora in terra, ne’possedimenti allor Viniziani del Levante. Ma nell’anno di sua vita nonagesimo quinto egli venne in Venezia appunto allorché vi s’introdussero i Francesi. Rammento che tre anni dopo mi si mostrava a dito questo centennario che, il fucile alla spalla, camminava in sentinella alla porta del palazzo ducale, e mi si narrava che in riguardo all’età sua eragli raddoppiato il cibo quotidiano. Ma nel 1806, quando per la seconda volta i Francesi di Venezia s’impadronirono, venn’egli posto in riposo; ed allora contava egli l’età di 104 anni ; nella quale poi anche rammento averlo incontralo talvolta, che per le strade vagando, al minuto popolo vendeva, acquavite, frittelle, trippe, e simili altre leccornie vulgari.
Delle forme di quest’uomo singolare parlando, dirò essere la di lui statura alta e diritta tuttora : ha naso acquilino : occhi piccoli e cerulei, ma assai vivaci : grandi orecchi; mani piene, e fornite di grosse e lunghe dita. Molta forza di nervi conserva, e piacerli che la si conosca col far sentire il battiito delle man giunte, al volgersi e scuotere del corpo, e specialmente col calor del discorso allor quando alcuno per lui d’importanza sene in tavola. Giuste in lui compariscono le proporzioni d’uomo alto, maghero, e d’età non ordinaria: nessun particolare distintivo peraltro è in lui di tanto prodigiosa vecchiezza. L’aria del suo volto è gioviale e ridente ; tardo e grave d’incesso, col bastone si aiuta, ma non ammette chi il guidi : vede chiaro sen z’ uopo d’occhiali: ode senza difficolta : parla con sentimento : risponde a tuono, e ben ricorda il suo passato : nessun dente in bocca gli resta, ma le sue gengive tal fecero callo, che per denti il servono fino a masticar senza pena con esse il pan dei soldati giovani.
Notabili sono le seguenti circostanze quali di se stesso egli narra. Mai non ebbe alcuna malattia, mai nemmen febbre, sebbene, a ciel sereno spesse volle dormisse, e molto camminare e faticar dovesse anche sotto ai disordini dell’atmosfera nelle varie stagioni e in differenti paesi : anzi talvolta sentendosi stanco, alzavasi dal riposo e camminava dell’ altro. Mai non perdette coraggio, nè ad afflizione si abbandonò in casi avversi. Non s’impacciò con istudi, anzi nemmeno apparir volle a legger e scrivere; e della sua tranquillità sollecito, rifiutò, anche offertogli, l’avanzamento a caporale. Rifiutò similmente gli inviti a pranzo fattigli talora, per non variar il giornaliero suo cibo, che sempre usò prendere al mezzodì, e in una volta sola ; poiché dill’ osservanza inalterabile del sistema di vivere egli persuadeasi dover dipendere la maggior longevità. Non usò tabacco da naso, ma ne fumò con piacere. Affatto si astenne per alcun tempo dal vino. ma poi, trovandolo assai buono, discretamente ne gustò ogni giorno. Senza mai deviazione alcuna (cosi egli) dalla Venere sempre si astenne, e quindi anche dal matrimonio aborri. Una sola, ed anche leggiera, ebbe ferita di mitraglia in una coscia, nella guerra dei sette anni. Da molti e gravi pericoli campò sano e salvo, sfuggendoli dieci o dodici volte col dar le spalle alla bandiera.
Questo portentoso decrepito vivente nello Spedale degl’ invalidi militari di Murano ( isola di Venezia) fu nel Novembre 1815 la visitato da S. M. l’imperatore Francesco d’Austria. Gli parlo Giovanni in lingua tedesca, augurandogli una vita lunga almen quanto la sua, e n’ebbe dall’ Imperatore un sorriso.
Conta egli adesso centodiciasette anni di vita ; e divide le sue ore fra il quartiere di sua stanza, la Chiesa, ed alcun giro nello Spedale. Ma nelle giornale festive suol farsi tragittar in Venezia per assistere alla Messa nella Basilica S. Marco ; dopo la quale esce in piazza, e si ferma in piedi alquanto sotto la loggia chiamata le Procuratie Nuove, facendo giocandamente spettacolo di se stesso a molti curiosi che segli accerchiano intorno. ”
Defunto poi nel 1820, come ho detto, il Chiossich, gli antedetti Signori Marchese de Chasteller, e Conte Gardani procurarono che fosse stampata una Necrologia del veterano Giovanni Chiossich, la quale, dandoci ulteriori notizie sulla vita militare di lui, aggiunge che Ivvan o Giovanni entrò come piffaro nel Reggimento Stharemberg, poi fu arruolalo in un reggimento d’infanteria ungherese. Militò sotto l’Austria pel corso di anni 41, e fece quattro campagne ; le due prime in Ungheria e nella Crimea sotto il principe Eugenio di Savoja contro la Porta Ottomana. la terza contro i Francesi verso l’anno 1744 ; e nella virilità decrescente militò pur sotto 1’ Austria contro i Prussiani, mentre commandava il maresciallo Daun; ma in quell’ epoca della sua vita e del suo servigio militare diserto più volle. Nell’ultima passo sotto le insegna della Repubblica Veneta e la servi pel corso di 29 anni, parte in terra e parte in mare, sotto i generali Iacopo Nani, ed Angelo Emo e propriamento fino alla caduta di essa , cioè fino al maggio 1797. La prima volta in cui egli servi la Repubblica Veneta nel reggimento Magnabissi d’infanteria marina, fu nel 1756 ; ma convien dire che ritornasse; a servire solto I’ Austria, mentre ricordava più volle le campagne da lui fatte dopo
quell’epoca contro il Re di Prussia. Pare che l’ultimo anno, in qui militò sotti le bandiere Austriache, fosse il 1769; mentre nel Settembre di quell’anno due battaglioni dl reggimento Stharemberg furono furono spediti da Pavia a Mantova, ed egli si trovò in questa città mentre v’era Giuseppe II di gloriosa memoria. Asseriva che nella squadra comandata dal cavalier Emo volevasi promuoverlo, ma egli vi si rifiutò dubitando di non poter fare il suo dovere. Richiesto se per parte de’ suoi commilitoni o de’ suoi superiori avesse sofferto qualche torto, castigo o correzione ripose in questi precisi termini : non facendo io male ad alcuno, perché si avrebbe dovuto fane a me Visse quindi in pace con tutti..
RINGRAZIO RICCARDO VIANELLO PER IL MATERIALE FORNITOMI
TRATTO DA E.A. CICOGNA “DALLE ISCRIZIONI VENEZIANE”