LA DEA MADRE DA NOI CHIAMATA REITIA.
LOREDANA CAPUIS

il disco di Montebelluna, poi imitato in altri lavori successivi con stili non altrettanto ricchi e curati.
L’iconografia del disco di Montebelluna, qualifica immediatamente la figura come POTNIA THERON ( greco, signora degli animali) per la presenza dei due animali, un lupo animale di terra per eccellenza, e un grande uccello grifo, animale d’aria.
Ma non basta: questa donna –dea domina l’intero cosmo, poiché è presente la grande chiave per dischiudere o chiudere i vari regni: signora della vita e della morte e quindi, del ritmo alterno delle stagioni, della fertilità della terra e degli uomini. Alla stessa sfera di eccellenza o regalità, rimanda il torquis (collana) che ostentatamente spunta dal mantello, poiché si tratta di un ornamento che nel mondo celtico è riservato alle donne di alto rango, nonché alla dea sovrana Rigani.
Animali, chiave, torquis, sono tutti simboli nei quali immediatamente genti e culture diverse potevano leggere un messaggio di comune comprensione: l’idea-immagine della “Grande Madre”.
Questo ci rimanda al mondo greco, a Era, la dea regina che assomma valenze agrarie, terrestri, di fecondità, che l’assimilano ad altre figure quali Artemide, Demetra, Afrodite, Persefone, Ekate. Attributo comune a molte di esse è la chiave, col valore simbolico che abbiamo descritto sopra.
Ekate è dea dalle molteplici funzioni e dai poteri molto vari, che governava le cose del cielo e della terra, come è descritta negli Inni Orfici “di tutto il cosmo signora, portatrice delle chiavi”, ma anche “nume dai molti nomi, ausilìgliatrice delle doglie del parto, dolce padrona dei letti nuziali, salvatrice delle donne, amante dei bambini, rasserenatrice, protettrice delle partorienti, amante dell’allevamento”…

Artemide, le ali simboleggiano il dominio dei cieli, ma anchegli animali, ossia la terra, la riconoscono sovrana.
Questo complesso intreccio di nomi, figure, funzioni, ruota attorno all’idea comune di “Grande Madre”, ha precisi riscontri anche in Veneto, non solo per l’unico nome di dea attestato – REITIA –
Ma anche per quel barlume di luce che trapela dalle fonti. Di particolare interesse in questa chiave, i riferimenti di Strabone a due boschi sacri ai Veneti dedicati a Era Argiva e ad Artemide Etolica. Tito Livio, parlando dell’impresa di Cleonimo padovano, narra dei rostri delle navi catturate posti nel tempio antico dedicato a Giunone.
Alle scarne fonti letterarie si affiancano significativi reperti archeologici come la situla di Lagole di Cadore, con dedica “Louderai kanei”; e un rapporto con Ecate non è ancora del tutto escluso per la divinità di Lagole, Trumusiate/Trubusiate.
Estratto riassuntivo da Quaderni di Archeologia del Veneto, articolo di Loredana Capuis (XIV, 1998).