LO STRAORDINARIO SLANCIO DELLA TERRAFERMA NELLA GUERRA CONTRO IL TURCO A LEPANTO.
UN COLLANTE COMUNE: LA FEDE IN CRISTO, piaccia o non piaccia a noi moderni, gli stati, anche quello veneto, si reggevano sulla Fede cristiana.
Dopo la guerra di Cambray, in cui le masse dei contadini e dei cittadini della Terraferma si erano schierate con la Dominante, riconoscendo in essa la propria Patria, “Venezia non ebbe più alcun motivo di dubitare dell’apporto che le poteva venire in caso di guerra dalle comunità e dagli individui in Terraferma, anche se persisteva una traccia dell’idea che Venezia fosse soltanto “prima inter pares” – un’idea che anzi risultava sottolineata nelle rinnovate cerimonie di dedizione del periodo successivo al 1509.
La generale reazione alla minaccia turca del 1570 può essere considerata come una sintesi dei termini del rapporto tra governanti e governati. Solo il 25 marzo il senato riconobbe lo stato di guerra aperta, ma già dalla metà del mese la convinzione che il conflitto fosse inevitabile aveva diffuso nella Terraferma i primi sintomi della febbre da guerra.
Il 18 marzo il consiglio municipale di Padova promise di armare tre galere e di inviare all’esercito “100 zentilhomeni” e altrettanti soldati semplici a spese di ciascuno di essi e della municipalità. Lo stesso giorno Verona…si offrì di pagare 500 fanti per sei mesi all’anno per tutta la durata delle ostilità.
Altre offerte seguirono: la paga per mille fanti di terraferma da Brescia, per 400 per sei mesi da Treviso, una quantità non meglio specificata di cavalli, fanti e denari da Vicenza. Il 30 marzo arrivò un’offerta di 10.000 ducati da Bergamo che, pur lamentando la propria povertà a causa della carestia, si dichiarava decisa ad aiutare la Signoria in questa “ingiustissima guerra mossa per mar et per terra dal grande Ottomano Imperator de’ Turchi, crudelissimo nemico et persecutore della religion nostra christiana”.
Vi furono anche offerte d’aiuto collettive, dei castellani del Friuli, ad esempio, o dal Collegio dei notai di Treviso. Le offerte complessive delle comunità ammontarono a più di 100.000 ducati, più la paga per 2.200 fanti.
Da L’Organizzazione militare di Venezia nel ‘500 di Sir J. Hale ed. Jouvence.