Mentire tacendo, la propaganda oltre il ridicolo
Il Borghetto di Valeggio sul Mincio riveste da sempre un’ importanza strategica dovuta alla sua posizione. In questo punto il Mincio, lasciato il Lago di Garda in direzione del fiume Po è particolarmente facile da guadare. Sin da epoca longobarda esistono costruzioni ai due lati del punto di guado, poi trasformatesi in fortificazioni nel corso del medioevo.
Nel piccolo borgo fortificato, detto appunto il Borghetto, esiste una chiesa antichissima e nel suo cortile un complesso di quattro steli che ricordano fatti d’arme avvenuti in prossimità del guado.
La stele di destra
Riporta l’attraversamento del Mincio da parte dell’esercito italiano il giorno 24 giugno 1866. Il fatto si colloca nel contesto della cosiddetta terza guerra di indipendenza, in particolare nelle manovre preparatorie della battaglia di Custoza, combattuta il giorno seguente contro gli austriaci. Ecco il testo, redatto in stile trionfalistico:
24 giugno 1866
LE TRUPPE ITALIANE VARCANO IL MINCIO PER LA CONQUISTA DEL VENETO.
ITALIA GUARDA SICURA AGLI ETERNI CONFINI.
Dimentica l’ignoto autore di citare che il giorno stesso le truppe italiane subirono una sonora sconfitta, nonostante la superiorità numerica. Sconfitta dovuta a gelosie tra i comandanti e superficialità nella conoscenza delle mosse del nemico. Qualunque resoconto della battaglia concorda. La figura fu magra assai e l’esercito si è rapidamente sbandato nonostante le perdite esigue.
La sconfitta del giorno seguente non è dunque citata, nemmeno accennata, nella stele, e di spazio nella stele ne avevano in basso. Viviamo oggi, nei fatti contemporanei, la stessa sottile propaganda, che riempie le menti dei semplici e chiude lo sguardo alla storia vera.
Riportiamo, per completezza, che la sconfitta di Custoza è stata prologo a quella analoga, ottenuta con gli stessi metodi di incompetenza e personali gelosie il 20 luglio, quindi nemmeno un mese dopo, dalla regia marina sul mare di Lissa. Non sono bastate alla marina italiana la schiacciante superiorità numerica e tecnologica per avere ragione di una flotta austro-veneta nettamente inferiore. Si ricorda la battaglia con il famoso detto :
Uomini di ferro su navi di legno
hanno sconfitto
uomini di legno su navi di ferro
Altra considerazione è sulla citata CONQUISTA del Veneto. Ma come, la propaganda parla di liberazione, di indescrivibile giubilo popolare e qui si parla di conquista, lapsus freudiano e rigurgito di sincerità? questo è comunque il vero spirito della espansione italiana verso il Veneto. Un velo pietoso infine sui menzionati “ETERNI CONFINI” frutto certamente di fantasia visto che la Storia dice che il Veneto, da 3200 anni è una terra a sé rispetto all’Italia e lo sapevano benissimo già i Romani.
La stele di sinistra
Questo testo si riferisce ad un fatto di 6 anni prima, nell’ambito della cosiddetta Seconda guerra di indipendenza. Qui l’ispirato autore ammette candidamente che la vittoria è stata ottenuta dagli alleati. Gli alleati erano i Francesi, che in cambio della cortesia e di molte migliaia di morti francesi consacrati sul campo alla causa Piemontese chiesero in cambio Nizza e la Savoia, da allora francesi. Anche qui, e lo spazio di nuovo non mancava per riportarlo, una splendida omissione che enfatizza la coda di paglia della retorica risorgimentale.
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Su segnalazione di un lettore precisiamo che il termine “alleati” si riferisce all’insieme degli eserciti, il francese e, in misura minore l’italiano, rispettivamente presenti con 79000 uomini contro 35600. Anche il contributo di sangue alla vittoria fu in larga parte francese, la storia parla di 1622 morti contro 869. Il livello tecnico era ancora una volta dalla parte dell’alleato francese, 9200 cavalli contro 1500 e 240 cannoni contro 80. I cannoni dei francesi erano innovativi per l’epoca, essendo realizzati con la canna internamente rigata, processo di brocciatura, in termine tecnico. Erano quindi considerevolmente più precisi dei tradizionali cannoni a canna liscia di eredità cinquecentesca. Questi numeri giustificarono la pretesa francese ad avere Nizza e la Savoia in cambio del generoso aiuto ad una causa che non era la loro.