NEGLI ANNI 20 DEL ‘900, SI PARLAVA DI AUTONOMIA E INDINPENDENTISMO. L’ETERMO DILEMMA.
Di Millo Bozzolan
Val la pena che perdiate un minuto per leggere queste righe, io le manderei a Zaia, per convincerlo che l’autonomia per il Veneto è un sogno irrealizzabile.
Siamo nel 1920, don Sturzo indice a Venezia il congresso del partito popolare, parla di autonomia, tema sensibilissimo da noi, sia pure in maniera cauta. Non può farne a meno, perché alla sua sinistra, il tema è proposto dai repubblicano popolari del Veneto, che hanno seguito specie tra i veneti vessati da uno stato centralista che ha portato loro guerra e devastazione in casa, mentre la ricostruzione è fonte di corruzione e continui scandali.
“Autonomia è un termine ambiguo, può significare semplice decentramento di funzioni, cioè riguardare un fatto più che altro decorativo; indipendenza significa trasferimento di poteri, cioè capacità decisionale ed operativa in proprio, senza mediazione di sorta. La differenza riguarda innanzitutto la borsa, finché la finanza statale pretende di intercettare e poi ridistribuire i proventi delle regioni, a queste ultime non resta che agitare malinconicamente la borsa delle elemosine.
I repubblicani non partono da lontananze storiche notevoli per esaltare i valori del municipalismo, ma, nel Veneto, guardano direttamente al modello della Serenissima. “Nel nostro Veneto specialmente il senso dell’indipendenza regionale raggiunge i limiti dell’orgoglio e della ribellione per la complessità dei problemi locali cui il nefasto centralismo romano non può dar soluzione, e per il ricordo della superba, antica libertà repubblicana… i problemi del Veneto sono tenuti in nessuna considerazione a Roma o gettati nel macchinario infernale di una burocrazia dilapidatrice o inconcludente”. Riporto dal libro “Tra le macerie e miserie di una regione dimenticata” di B. Pederoda.
Il fascismo, lungi dal risolvere i problemi, accentuò in maniera suicida il centralismo, e questi sono usciti alla luce del sole, dal dopoguerra ad oggi, ancora identici, se non peggiorati. Ma uno stato nato centralista non ha alcuna intenzione di delegare soldi e poteri a chi potrebbe e dovrebbe arrangiarsi da solo, oggi come allora. Lo stato italiano è IRRIFORMABILE.