NEL 1787 LA FINE DELLE ORDINANZE O CERNIDE.
In quell’anno, infatti, viene previsto, con decreto del 7 dicembre, il servizio di leva obbligatorio in senso moderno, per cui la Milizia Territoriale a sè stante avrebbe perduto le antiche caratteristiche delle provincie italiane della Repubblica, e gli uomini del corpo da sciogliersi avrebbero dovuto essere inquadrati temporaneamente nei Reggimenti regolari di Fanteria.
La riorganizzazione avrebbe voluto che le Cernide, deposte con cautela le armi e scortate da reparti di cavalleria, affluissero in buon ordine alla sede dei vari Reggimenti “Italiani”. In tal modo, al servizio periodico di addestramento, si sarebbe sostituita una ferma fissa, della durata di tre anni, durante i quali nessuno degli uomini così arruolati avrebbe potuto beneficiare di un solo giorno di libertà, tranne che per intervento addirittura del solo Savio alla Scrittura (il ministro della Difesa di allora).
Il progetto decideva inoltre che la paga non sarebbe stata corrisposta. Il soldato avrebbe dovuto accontentarsi du due simbolicissimi ducati all’atto del congedo e di portarsi a casa l’uniforme senza “le incrociature, il caschetto e il gabbano”.
Tutto questo lo riporta il Concina. Non credo, per fortuna di quei poveretti che potevano esser “levati” da ogni loro affetto e interesse materiale per così lungo tempo, che abbiano avuto il tempo, a Venezia, di metter in moto la macchina che mi pare una specie di reclusione forzata triennale. Certamente avrebbe causato diserzioni a non finire e molto malcontento popolare. Ma “onor di cronaca” ci imponeva di raccontarvelo.
Da “le trionfanti armate venete” di Ennio Concina edito da Filippi editore.
ps. ATTENZIONE. L’autore usa il termine “reggimenti italiani” come faceva la Serenissima, che indicava con tale nome i reggimenti in servizio o di leva nell’attuale Triveneto, senza alcun riferimento politico ma unicamente geografico. L’italia era un concetto al di là dal venire. 🙂 In questo senso erano considerati “italiani” anche i Corsi.