RUBINI: IL BERRETTO FRIGIO TRA I VENETI ANTICHI. Dai paleoveneti a Venezia.
Il mosaico, risalente al 1100, del Ricevimento del corpo di san Marco, nella cappella di San Clemente della basilica di San Marco, mostra il doge Giustiniano Partecipazio mentre accoglie, nell’anno 828, le reliquie di San Marco.
Il gruppo di sinistra è composto dal vescovo metropolita di Grado, Venerio Trasmondo, e dai vescovi suffraganei.
Il gruppo di destra è composto, oltre che dal Doge, dai tribuni. Essi indossano un berretto frigio, simile a quello della casta sacerdotale dei Veneti antichi che si vede nella situla slovena di Vače (del V sec. a.C.), e da un maggiorente con la spada, forse Giovanni fratello del Doge, in favore del quale di lì a poco Giustiniano avrebbe abdicato.
Furono i tribuni a perpetuare l’uso veneto del berretto frigio, che poi evolse nel corno dogale; i primi duchi (dogi in veneto), infatti, si erano adeguati nel vestiario alla tradizione imperiale, mentre quelli successivi recuperarono la tradizione più antica.
Nel mosaico, il doge Giustiniano indossa un mantello azzurro, adornato da grandi gigli, un tipo di decorazione analogo a quello che si osserva in una miniatura vaticana che raffigura Alessio I Comneno in una miniatura vaticana.
Altri influssi bizantini sono gli epimanikia (manicotti usati per raccogliere le maniche, ancora presenti negli abiti liturgici ortodossi) che adornano la veste viola del Doge.
Il copricapo giallo ornato di pietre preziose, si direbbe inoltre un camaleuco, una cuffia (su cui erano apposte decorazioni in oro, gioielli e pietre preziose) che contraddistingueva la nobiltà bizantina sin dal VI secolo. Tale copricapo in età comnena divenne la corona ufficiale dell’impero romano d’oriente, abbellita con pendagli laterali (qui assenti). Quando il Meridione d’Italia fu strappato ai Bizantini dai Normanni, anche questi ultimi ereditarono l’uso del camaleuco.