NEL VENETO POVERO DI UN TEMPO, DOVE IL NOME PROPRIO ERA UN LUSSO DA “SIORI”
di Millo Bozzolan
VALLE DI SEREN
Alla vista del melo con i rami fioriti, l’altro mese, ho ricordato Quinto, che lo aveva messo a dimora qualche anno fa, e ora non c’è più . Alla fine dell’inverno, l’ultima neve gli è costata cara; a spalarla, per lo sforzo, il suo cuore indebolito da anni di vita grama alla ricerca di un lavoro sempre più raro, per lui ultrasessantenne e anche soprappeso, non ha retto.
Lui era pieno di orgoglio, e amava la fatica, non si sarebbe tirato indietro nei cantieri, ma oggi la buona volontà non basta. Diventi con gli anni uno scarto della società e ti mettono in un angolo, come un pugile suonato.
Del resto anche il suo nome la diceva lunga, sulla fatica di vivere sua, e di tanti altri nati qui, dove se non si era scappati da giovani in cerca di un salario dentro a qualche fabbrica, si era condannati agli stenti per sempre. Nato quinto di tanti fratelli, la famiglia gli aveva negato pure un nome vero, quasi fosse un lusso dei “siori” che poteva indurlo a rifiutare la condanna che lo aspettava.
Doveva fin da piccolo rassegnarsi, accettare il suo destino, non protestare ché sarebbe stato peggio per lui. E questo suo negargli una identità di uomo, insita nel possesso di un nome vero, era forse una maniera per la madre, di proteggerlo. Resta nelle righe, stai zitto, obbedisci e forse riesci a campare.Questo era il Veneto di un tempo, talmente disperato per cui anche un nome vero e proprio diventava un lusso.
Ma lui aveva pure un guizzo di rivolta, nel cuore, come quando era a rifare il tetto di un albergo in Trentino, e scoprì una famiglia di albanesi alloggiata a spese dello stato e spesata con diverse decine di euro al giorno, mentre lui faticava sotto il sole per pochi soldi.
Quando lo incontravo, mi accennava ancora a volte quel fatto; mentre lui aspettava di andare in pensione con 500 euro al mese. Neanche quella “soddisfazione” ha avuto, è morto a 65 anni, e con le nuove regole, doveva attenderla un altro anno. Credo che anche questa ultima beffa, lo abbia ucciso. Povero Quinto, spero che almeno per te il Vangelo sia stato sincero: “Beati gli Ultimi, perché saranno i primi nel Regno del Signore”