NELL’855 NASCE IL PRIMO CORNO DOGALE, TRA STORIA E LEGGENDA.
In quell’anno il papa Benedetto VIII cerca rifugio a Venezia per sfuggire all’antipapa Anastasio. Nasce da qui la “leggenda del corno dogal”: il papa in visita alla chiesa e al monastero di San Zaccaria, è colpito dalla virtù di quelle vergini, così tornato a Roma manda loro alcune importanti reliquie, tra cui i resti di san Pancrazio e santa Sabina, per cui diventerà una consuetudine visitare annualmente, per il doge, il monastero. La badessa, in segno di ringraziamento, fa dono di un nuovo, prezioso corno dogale, “trapuntato di fili d’oro zecchino, e contornato da 24 perle orientali, in cima un grosso diamante, sul davanti un rubino, nel mezzo una croce composta di pietre preziose e da 23 smeraldi, cinque dei quali di una lucentezza sfolgorante.
Per la sua bellezza e il suo inestimabile valore, questo primo corno viene chiamato zogia (gioiello) e si stabilisce che dovesse essere usato solo il giorno dell’incoronazione.
Mosaico del Ricevimento del corpo di san Marco nella Cappella di san Clemente nella basilica di San Marco, risalente al Millecento. La composizione mostra il Doge Giustiniano Partecipazio nell’828 mentre accoglie le reliquie di San Marco.
Il gruppo di sinistra è composto dal Vescovo Metropolita di Grado, Venerio Trasmondo, con i Vescovi suffraganei.
Il gruppo di destra è composto, oltre al Doge, dai Tribuni, che indossano un beretto frigio simile a quello della casta sacerdotale dei Veneti antichi che si vede nella situla di Vače (V sec. a.C.) e da un maggiorente con la spada, forse suo fratello Giovanni, in cui favore poco dopo Giustiniano abdica.
Il Doge Giustiniano indossa un mantello azzurro adornato da grandi gigli, un tipo di decorazione analoga ad una miniatura vaticana raffigurante Alessio I Comneno. Altri influssi bizantini sono gli epimanikia, manicotti usati per raccogliere le maniche, ancora presenti negli abiti liturgici ortodossi, che adornano la veste viola del Doge ed il copricapo giallo ornato di pietre preziose, si direbbe un camaleuco, cuffia sulla quale venivano apposte decorazioni in oro, gioielli e pietre preziose, che distingueva la nobiltà bizantina sin dal VI secolo. Quindi, fu dapprima un copricapo poi, in età comnena, divenne la corona ufficiale dell’impero romano d’oriente, abbellita con pendagli laterali (qui assenti). Quando il Meridione d’Italia fu strappato ai Bizantini dai Normanni, questi ultimi ereditarono l’uso del camaleuco, come nel caso di Federico II di Svevia
Furono i Tribuni a perpetuare l’uso veneto del berretto frigio che poi evolse nel corno dogale. Sotto un bronzetto votivo con l’effige della Dea Reitia che indossa un copricapo con un lungo corno posteriore.
A fianco un rilievo a sbalzo se una situla venetica mostra un nobile seduto con un tipico berretto frigio usato anche dai veneti antichi.