ORIGINI E CARATTERISTICHE COMUNI DI NAZISMO E COMUNISMO
di Roberto Marchesini
In Italia – e non solo – si utilizza la scorciatoia mentale di identificare come “di destra” i totalitarismi fascista e nazionalsocialista e come “di sinistra” quello comunista; in questo modo i due tipi di regime (quelli sconfitti dalla Seconda Guerra Mondiale e quello vincitore) sembrano essere in contrapposizione, fino a indurre molti a pensare che il comunismo, alleato con Stati Uniti ed Inghilterra, abbia liberato l’Europa dal totalitarismo.
Tutte le colpe sono addossate al totalitarismo “di destra” e a tutte le “destre” precedenti (anche se nulla avevano a che fare con la “destra” fascista e nazionalsocialista), mentre quello “di sinistra” assume (con tutte le “sinistre”, anche quelle successive) una connotazione positiva, ed il merito particolare di aver affrontato e sconfitto il totalitarismo europeo.
Si è scritto parecchie volte che “chi vince scrive la storia”, e va bene; ma ribaltarla è una faccenda completamente diversa. Accettare che Mussolini ed Hitler siano “di destra” significa accettare l’autoattribuzione di un patentino di superiorità morale ed ontologica da parte delle sinistre.
Ci si dimentica spesso, infatti, che Mussolini era stato socialista, direttore dell’Avanti, e che anche il fascismo si caratterizzò per una ipertrofia dello Stato in ogni campo della vita dei cittadini (“dalla culla alla bara”); che il termine “nazismo” è semplicemente la (fuorviante) centrazione del termine “nazional-socialismo”, e che Hitler fu il fondatore del Partito Socialista Nazionale dei Lavoratori Tedeschi, ossia il partito socialista tedesco.
Sia il fascismo italiano che il nazionalsocialismo tedesco avevano fatto propria la dottrina secondo la quale lo Stato ha il compito di guidare la nazione verso un futuro radioso, anche attraverso il controllo dell’economia. Uno storico come Renzo De Felice (1929-1996) ha magistralmente spiegato come il fascismo sia stato un fenomeno rivoluzionario di sinistra: la tesi gli è costata l’odio e la persecuzione anche violenta nell’ultimo quarto del secolo scorso, ma ha aperto una strada storiografica importante, seguita da numerosi altri studiosi, che ha finalmente collocato il fascismo fra le ideologie rivoluzionarie del “secolo breve” (1914-1989).
La differenza tra il socialismo nazionalista e quello marxista sta nel fatto che l’ostacolo (da eliminare fisicamente) alla nascita dell’«uomo nuovo» era individuato dal primo nelle nazioni inferiori (polacchi, ebrei, zingari…), dal secondo nelle classi economiche inferiori (borghesi, intellettuali, contadini…). Ma le similitudini tra i due tipi di socialismo non riguardano solo l’ideologia propugnata.
Destra e sinistra sono gruppi di ideologie di derivazione liberale, cioè anticristiana. Tutto è nato dall’illuminismo, traduzione sul piano politico, giuridico, economico e istituzionale, dell’eresia gnostica. Senza Hobbes, Locke e Rousseau non sarebbero mai nate le ideologie del Novecento, né ci sarebbero stati quei sconvolgenti avvenimenti. Si può tranquillamente affermare che la liberazione proposta da razionalismo, relativismo, materialismo, laicismo, progressismo, sono la liberazione “da Dio”, in pratica la strada autodistruttiva verso il male, che discende dall’abbandono del Bene.