RELIGIOSITA’ DEI VENETI E FRIULANI: IL CULTO DEI MARTIRI ERMAGORA E FORTUNATO
Di Millo Bozzolan
La traslazione dei loro corpi da Aquileia a Grado (VI secolo), segna anche il distacco dei due Patriarcati, il primo sotto l’influenza prima longobarda, poi franca, mirò a essere punto di riferimento religioso e politico dell’antica Venetia et Istria, mentre Grado rappresentò il suo ostacolo maggiore, poiché i Veneti di laguna, in contrapposizione prima ai longobardi, poi ai Franchi dell’entroterra, volevano la loro indipendenza e avevano come riferimento culturale Bisanzio.
Oggi protettori delle genti friulane, furono onorate anche dai veneti di laguna.
Ermacora (… – Aquileia, 70) e Fortunato (… – Aquileia, 70) furono due protomartiri di Aquileia. Entrambi sono considerati santi da tutte le Chiese cristiane che ammettono il culto dei santi, particolarmente nelle zone dell’antico patriarcato di Aquileia.
Vita e martirio
Ermacora sarebbe stato scelto nel 50 come primo vescovo della comunità di Aquileia da san Marco, venendo quindi consacrato a Roma da san Pietro. Secondo una tradizione dell’VIII-IX secolo si sarebbe trattato di un gentile convertito da Marco.
Fortunato sarebbe stato il diacono di Ermacora e i due subirono assieme il martirio ad Aquileia nell’anno 70, inflitto loro, secondo la leggenda, da un certo Sebasto.
Culto
Sono festeggiati assieme il 12 luglio.
Il loro culto è antichissimo (sono citati nel Martirologio geronimiano, testo del V secolo), soprattutto ad Aquileia, ed è stato consolidato dal patriarca Poppone che nel 1031 dedica ai due santi la Basilica Patriarcale di Aquileia (dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità) dopo la dedicazione mariana.
I corpi e le reliquie dei due santi, prima conservati nella basilica di Aquileia, vennero trasferiti nel VI secolo a Grado nella basilica di Sant’Eufemia, venendo restituite alla comunità aquileiese solo alla fine del XV secolo. Alcune di queste reliquie vennero poi traslate a Gorizia nel 1751 con la soppressione del patriarcato di Aquileia. Una chiesa dedicata ai due santi si trova a Trieste, a Roiano, in Piazza tra i Rivi.
La Mohorjeva družba, o Società di Ermacora, la più antica casa editrice slovena (con tripla sede a Klagenfurt, Celje e Gorizia), fondata nel 1851 dal vescovo Anton Martin Slomšek e filologo Anton Janežič, è stata ch
Patronati
Sono i Santi Protettori del Friuli-Venezia Giulia (con atto ufficiale del 2001), dell’arcidiocesi di Gorizia, dell’arcidiocesi di Udine, nonché protettori delle città.
I Patriarchi di Aquileia si rifugiarono in continuazione a Grado, portandosi sempre dietro le reliquie per salvarle dalla distruzione. Accadde nel 401 all’arrivo dei Goti, nel 452 all’arrivo degli Unni, nel 568 all’arrivo dei Longobardi. La divisione del Patriarcato di Aquileia avvenne più tardi e solo per colpa di quello che verrà ricordato come “Patriarca di Aquileia” anche se era frutto di una operazione politica voluta dai Longobardi, quindi se ne andò a risiedere a Cormons e a Cividale. Dopo il 568, la regione storica della Venetia viene smembrata: la Venetia terrestre passa in mano longobarda, assumendo una struttura politica feudale, mentre la Venetia maritima perpetua l’autogoverno veneto, profilando il futuro territorio del Dogado, vale a dire la fascia costiera di ambiente salmastro, che andava da Grado come limite orientale, fino al castello di Cavarzere, sul confine meridionale.
Lo smembramento della Venetia in due territori divisi sul piano politico portò alla scissione del Patriarcato di Aquileia in due distinti Patriarcati. Nel febbraio-marzo 607, un editto dell’Imperatore bizantino Foca, emesso su richiesta del Pontefice Bonifacio III, riconobbe il primato della Chiesa di Roma sulle altre. Questo era un passo politico importante, con il quale si favoriva la ricomposizione dello Scisma dei Tre Capitoli, che aveva separato l’Arcivescovado di Aquileia dalla teologia introdotta dal Concilio Costantinopolitano II del 553, quando Giustiniano ufficializzò la condanna da lui impartita sulle asserzioni dottrinarie di tre antichi teologi.
In pratica, i vescovi delle Venetiae per mezzo secolo si dissociarono sia dal Papato che dall’Impero bizantino, non avendo accettato le tendenze monofisite introdotte da Giustiniano sui dogmi della dottrina cristiana, che volle imporre con la forza anche al povero Papa Vigilio.
Dopo reiterate violenze dell’Esarca di Ravenna, per conto di Bisanzio, lo scisma si ricompose solo nel 606, quando i vescovi venetici si convinsero da soli che le disposizioni teologiche di Giustiniano non erano ereticali, sicché con spirito di accettazione del Concilio Costantinopolitano II i Vescovi suffraganei di Grado elessero Candidiano a Vescovo Metropolita.
Tuttavia, accadde l’imprevisto: i vescovi suffraganei che non avevano abbandonato lo scisma disconobbero l’elezione di Candidiano. Si trattava del clero filo-longobardo, che nel 607 elesse a nuovo Vescovo Metropolita Giovanni, stavolta nella vecchia sede di Aquileia, con il sostegno del re Agilulfo e del duca del Friuli Gisulfo.