S. Maria dei Frari, il Tiziano, la Madonna e Venezia. Una bellissima lettura.
di Luigina Pizzolato
Venezia conta oltre 250 chiese, tra aperte, sconsacrate e destinate ad altri usi. Molte, imponenti o piccolissime sono quelle dedicate al culto della Madonna, che affonda le radici nelle origini stesse della città.
Sulla sua sommità del campanile della basilica di San Marco è collocato un angelo dorato. L’angelo annuncia alla Madonna che sarà portatrice di salvezza. Allo stesso modo l’ angelo dal campanile annuncia la salvezza alla città che si stende ai suoi piedi. La Madonna e Venezia si identificano.
Ricordiamoci che Venezia era anche chiamata la città vergine, perché, grazie alla sua barriera acquea, mai nessun esercito nemico aveva potuto oltraggiarla, nella sua storia, fino a Napoleone, era restata sempre inviolata.
Si narra che già nel VI° secolo. Magno di Oderzo, dopo la visione di una Vergine dalle forme matronali, fondasse la chiesa di Santa Maria Formosa, nel sestiere di Castello. Numerosissime altre chiese vennero dedicate a Maria nei secoli successivi, sempre adornate e arricchite con il concorso della generosità popolare.Basti pensare alla Madonna dell’Orto, Santa Maria Mater Dei, Santa Maria dei Miracoli, Santa Maria Assunta ai Gesuiti, la Madonna del Rosario ai Gesuati, basilica della Madonna della Salute che viene ogni anno solennemente celebrata.
I vari ordini religiosi presenti in città contribuirono alla nascita fin dai primi secoli della Repubblica di importanti edifici di culto. I francescani giunsero a Venezia nei primi decenni del XIII° secolo, il loro stile di vita attirò le simpatie della popolazione e della Repubblica. Si comportavano in modo ben diverso dal clero del tempo: la loro vita era di estrema povertà ed umiltà. Vivevano del lavoro delle loro mani dando il buon esempio a tutti. Cominciarono così a trovare accoglienza non solo tra il popolo minuto, ma anche tra le grandi famiglie della città che si interessano a loro. Concedendo loro le isolette della laguna e le aree perimetrali della città si otteneva che i monaci sorvegliassero gli accessi e controllassero chi andava e veniva per la laguna.
I monaci tenevano puliti ed in ordine i canali agevolando il flusso ed il riflusso delle maree.
Senza bisogno di ordinanze, i monaci inoltre prosciugavano e bonificavano zone paludose ed insane per edificarvi i loro edifici e preparare i loro orti.
Per i loro meriti, la Repubblica, sotto il dogado di Jacopo Tiepolo, decise di dare ai frati minori un terreno e permise insediarsi con un convento.Dapprima una piccola cappella, nel 1250 fu posta la prima pietra di un edificio più grande, adatto ad accogliere fedeli sempre più numerosi.
Alla nuova chiesa viene imposto il nome di S. Maria Gloriosa.
Ben presto anche questa si rivelò troppo piccola per accogliere i numerosi fedeli che accorrevano per ascoltare la predicazione dei frati. Le cospicue elargizioni permisero, dopo soli ottant’anni, l’edificazione di un’altra chiesa, grande il doppio: quella che ammiriamo ancor oggi.Dal 1361, comincia la costruzione del campanile, il più alto della città (70 metri) dopo quello di San Marco (98,60 metri).Nel 1468 fu ultimato il grandioso coro ligneo con 124 stalli per frati, finemente intagliato, infine il 27 maggio 1492 fu inaugurata la grande basilica.
Non si contano i capolavori artistici, pittorici, scultorei, i monumenti funebri e celebrativi di dogi, condottieri e grandi personaggi che adornano l’interno, facendone un incomparabile scrigno d’arte e di storia.
Tra tutto ciò che meriterebbe di essere menzionato, spicca sull’altare maggiore l’Assunta dipinta da Tiziano dal 1516 al 1518. La pala si può dividere due parti: in basso c’è una parte quadrata: è la parte terrena, con figure di apostoli in movimento, in agitazione. Poi c’è una striscia di cielo azzurro; al di là degli angeli e della nuvola (una nuvola spessa e consistente perché deve sorreggere un corpo reale, quello con il suo corpo) non c’è più una luce terrena ma uno splendore luminoso di infinito, la gloria di Dio.
Lo spazio è un cerchio perfetto dove ogni punto è equidistante dal centro: siamo in una dimensione di infinito.
La Vergine non ha le sembianze della giovinetta dell’Annunciazione: è piuttosto una donna matura che ha vissuto e sofferto nella sua vita. Spalanca le braccia con lo stesso gesto della Madonna annunziata, quando ha pronunciato quel “sì” all’annuncio che sarebbe diventata la madre di Cristo ed è vissuta sempre fedele a quel “sì”.
In alto Dio Padre è rappresentato un po’ di traverso, in movimento, aprendo anche Lui le braccia l’accoglie nello spazio infinito. Tiziano riesce a esprimere la fisicità corporea della Vergine che sale al Cielo.