SAN MARCO A VENEZIA, FU MIRACOLO PROVVIDENZIALE O I VENETICI AIUTARONO LA PROVVIDENZA?
Di Edoardo Rubini e Milo Boz, coinvolti in una interessante “querelle” 🙂
Caro Milo,
ti sei affezionato a questa tesi scaturita dall’Università italiana e diffusa da due autori socialisti, Giovanni Di Stefano & Gian Antonio Paladini. Ho spiegato tante volte perché la loro tesi non sta in piedi, ma a Te piace tanto che non resisti alla tentazione di postarla spesso.
Nel IX secolo non è vero, come scrivi Tu, che l’antica “Venetia” fosse di nuovo riunificata sotto la protezione imperiale e non più divisa fra filo bizantini e filo longobardi.
E’ vero il contrario, che la divisione persisteva più che mai: sia sul piano politico, con il Dogado venetico del tutto indipendente da qualsiasi potenza straniera, ma che costitutiva il “gendarme del Mediterraneo” (sicché l’Impero Bizantino era il principale alleato dei Venetici, che chiamava di regola in aiuto per garantirsi la difesa navale), mentre tutto l’entroterra era passato di mano dagli sconfitti Longobardi aiFranchi.
Persisteva, anche più inquietante, la divisione ecclesiastica tra diocesi: quelle della “Venetia et Histria” erano riunite sotto la “Chiesa Veneta”, cioè sotto il Patriarcato di Grado, mentre l’area di dominazione imperiale stava sotto il cosiddetto “Patriarcato di Aquileia”, che in realtà nelle sue epistole – sin dagli anni711-726 – il Papa chiama Foroiulensis, cioè “di Cividale”, perché i Longobardi avevano spostato la sede patriarcale aquileiese nell’entroterra, via dalla costa, troppo esposta agli attacchi via mare dei Venetici.
Svaniti i Longobardi, il cosiddetto “Patriarcato di Aquileia” si appoggiava nel IX secolo sui Franchi (il cui Impero era riconosciuto anche da Bisanzio). Il Patriarca filo-imperiale Massenzio pretendeva di conglobare le diocesi istriane tra le proprie, ma i Vescovi suffraganei di Grado si opponevano con titoli risalenti al Sinodo del 579, confermati dalle bolle papali successive. Gli atti del Sinodo di Mantova sono stati reperiti nel 1600 e sono tacciati di falsità. Il Patriarca di Grado Venerio abbandonò comunque subito questo pseudo-sinodo, rimettendosi a Papa Eugenio II: mancando una pronuncia di Roma (che era dalla parte dei Venetici), nulla cambiò rispetto a prima e quella manovra andò a vuoto, senza costituire un problema per i Venetici. Ma a chi conosce la storia solo per sommi capi piace spesso inventare strane teorie…
Il ragionamento di Di Stefano è questo: il 6 giugno 827 si apriva a Mantova questo congresso di vescovi (non un vero Sinodo, non ne possedeva i requisiti), convocato dal Patriarca d’Aquileia Massenzio con il sostegno dell’Imperatore Lotario, per rivendicare il possesso esclusivo della dignità metropolitana a discapito della Chiesa Veneta di Grado. Per parare il presunto smacco sul piano ecclesiastico, Venezia si sarebbe inventata un nuovo motivo di prestigio per difendere il Patriarcato di Grado, procacciandosi le spoglie dell’Evangelista Marco. Così, a novembre 827, partirono dieci navigli per raggiungere Alessandria e prendere le reliquie dell’Evangelista Marco. Il 31 gennaio 828 il corpo di san Marco giungeva a Venezia nel porto di Olivolo (sede vescovile nel sestiere Castello) dove ad accoglierlo ci furono il vescovo di Olivolo Orso, il doge Giustiniano Partecipazio e tutta Rivoalto. Nell’836, siccome Venezia non disponeva di un tempio adatto ad onorare un tale santo, il Doge Giovanni poté consacrare la basilica di San Marco, costruita in larga parte con i soldi della sua famiglia.
In realtà, pseudo-sinodo di Mantova e recupero delle reliquie (come ho evidenziato nella mia ricostruzione) sono due fatti che nulla lega tra di loro. I Venetici – prima e anche dopo l’anno 827 – furono dei forsennati raccoglitori di reliquie nelle loro chiese, ancor oggi ve ne sono di importantissime, che altre città rivendicano, da Santa Lucia e San Nicola, ecc.
Solo dopo il recupero ci si interrogò sul ruolo da dare all’ormai acquisito culto di San Marco e solo dopo la costruzione della Chiesa ci si accorse che non si poteva altro che farlo Protettore della Città e della Veneta Nazione. Il calcolo di cui parli non aveva senso, capirono di avere il diritto/dovere di salvare le sante reliquie e lo fecero perché erano abituati così, a prescindere da quanto accadde dopo.
RISPOSTA
Caro e dotto amico,