SAN MARCO E LA PACE DI WESTFALIA. VENEZIA FA NASCERE L’EUROPA MODERNA.
Sunto da un saggio di Ivone Cacciavillani.
VENEZIA NEL 1600 OFFRE IL SUO ESEMPIO DI STATO TOLLERANTE PER LA CREAZIONE DELL’EUROPA MODERNA ATTRAVERSO LA PACE DI WESTFALIA .
Nel 1648 Venezia interviene come paciere tra protestanti e cattolici.
Subito dopo la rotta spagnola di Rocroy nel 1643 i contendenti della sanguinosa guerra dei trent’anni che aveva distrutto la Germania, arrivarono a capire che si doveva in qualche maniera raggiungere una pace, dato che entrambi i contendenti (protestanti e cattolici) erano ormai esausti.
Sempre più diffuso il convincimento della inutilità della strage: maturava un’idea nuova di convivenza, e si affermò nella sostanza l’irrilevanza per lo stato delle scelte religiose del Principe come dei sudditi, che lentamente si avviavano diventare cittadini. Per poter portare ad accettare questa basilare concezione di tolleranza, chi poteva esserci di più autorevole, se non la vecchia Repubblica di Venezia, nei cui confini convivevano in maniera pacifica, da sempre, culti diversi? E non vi era forse una dottrina, sviluppata da Paolo Sarpi, in cui si predicava la separatezza tra stato e chiesa, già da qualche decennio?
Fu così che l’ambasciatore Alvise Contarini (1597-1651), venne chiamato dai francesi (meno dagli spagnoli) e dai protestanti della Lega a fare da paciere nella conferenza di Muenster, ostacolato però, fin da subito, dal legato pontificio ivi presente, il Nunzio papale Fabio Chigi, poi Alessandro VII, che non accettava l’idea della libertà di culto, che avrebbe posto sul piano paritario protestanti e cattolici. Dietro a questa impostazione della pace di Westfalia, proposta dal Contarini, vi sono le idee di fondo di Paolo Sarpi. L’impostazione dell’ordinamento statale resta profondamente religiosa, ma nasce l’aconfessionalità: tutti i sudditi di tutti gli Stati, quale che ne fosse la confessione del Principe, erano liberi di professare la fede da loro scelta, pubblicamente e con l’organizzazione di scuole confessionali, senza alcun onere per lo stato.
La reazione papale fu fulminea e nella Bolla “Zelo Dominus Dei” viene deprecato che nonostante il Nunzio abbia protestato pubblicamente sia stata concessa la libera pratica dell’eresia in luoghi pubblici, con la possibilità di costruire templi e di godere degli stessi benefici ecclesiastici dei cattolici.
“Pare superfluo – scrive il Cacciavillani – evidenziare la squisita “venezianità” delle tesi affermate, alle quali nessuno degli stati riuniti era nemmeno lontanamente vicino…Vi fu il superamento dello stato “patrimoniale” di immedesimazione “soggettiva” dello Stato col Sovrano (L’Etat, c’est moi), completamente rifiutata a Venezia da sempre, e codificata nella teoria sarpiana del Principe come ordinamento e non come persona fisica. Per Sarpi la violenza non crea sovranità, che deve trovare titolo nell’effettività del potere pacificamente esercitato in forza di un titolo valido “ab origine” e convalidato dalla prassi, suscettibile di farsi valere “erga omnes” anche con la guerra, ma in forza di legge.
E così una vecchia Repubblica, ha ancora la forza nel 1648, per promuovere la nascita degli ordinamenti statali moderni, offrendo l’esempio concreto del suo ordinamento.
Per chi vuole approfondire:
Sarpi giurista, Ivone Cacciavillani ed Cedam 2002
La guerra delle Scritture del 1606 e la nascita della nuova Europa, Ivone Cacciavillani – Corbo e Fiore editori Venezia.