SO PAR SAN MARCO MA… la rinuncia all’eredità marciana.
So par San Marco, ma…
Molti, anzi, moltissimi sono i “distinguo” oggi, nel proclamarsi “patrioti” marciani(e già l’uso del termine patriota è spia di poca conoscenza della storia, dato che in quel modo si autodefinivano i giacobini filo francesi, in contrapposizione ai “marcolini” o “marcheschi”che difendevano il gonfalone), poiché si è veneti ma si teme come la peste di passare per retrogradi che vogliono la carrozza al posto dell’auto.
Degli “hamisch” fuori della realtà, insomma, tanto in due secoli han ben lavorato i nostri occupanti, da distruggere ogni residuo spirito veneto. Eppure il Veneto della Serenissima lo abbiamo lasciato da poco, è lo stesso Veneto che ha costruito con tanta fatica ed impegno il miracolo del Nord est, studiato, fin che ha retto, in tutto il mondo. Anche se 40 anni orsono si parlava poco o niente di indipendenza, l’identità era forte e condivisa nei valori.
Oggi si parla tanto di indipendenza, ma i valori un tempo comuni, sembrano sbriciolati, confusi in mille sfumature. La società di un tempo si reggeva su basi cristiane condivise, anche magari da chi votava a sinistra, perché il Veneto era quello delle parrocchie e della solidarietà tra poveri. Ancora ci si radunava a maggio, davanti ai capitelli a recitar rosari.
Un Veneto dell’epoca, se vedeva il gonfalone, sapeva che l’immagine si rifaceva a San Marco, uno degli Evangelisti, con tutto quel che segue: non era un logo simile a quello di una squadra di calcio, da stampare su bicchieri ed asciugamani e basta.
Ma con l’arrivo della modernità, si è come infranta una diga, e eccoci qui a distinguerci in “libertarian”, o in progressisti difensori dei “diritti” di chiunque, purché siano minoranza. Va bene tutto, dall’immigrato, al gay alla lesbica, ché sennò sei un “osurantista” e per favore, piantiamola con ‘sta storia della repubblica cattolica e cristiana…infatti trovi subito il venetista che ti spiega come tu non abbia capito nulla della vera natura della Serenissima, in guerra coi papi e col clero, laica e progressista, aperta a tutto il mondo in maniera paritaria, specie nal campo delle religioni…
In realtà, basterebbe leggere un po’ di storia e si scoprirebbe tutto il contrario. Repubblica cristianissima in cui Paolo Sarpi stesso, difendendo l’autonomia dello stato da ingerenze romane, precisa che compito del Principe è di curare anche l’educazione religiosa dei sudditi, non solo il benessere e la giustizia. I rapporti con le altre religioni erano ben definiti, tanto che si vietava il matrimonio tra due persone di confessione diversa.
Rispetto ed ospitalità, ma ognuno nel suo orticello, e daltronde anche chi era ortodosso o protestante, la pensava alla stessa maniera, per non parlare dell’islamico. Il Vangelo era il cemento dell’identità forte dei Veneti, il gonfalone ne era il simbolo, come a Lepanto e in tante altre battaglie. Se si rinucia a questo, si rinuncia alla propria identità, non ci si collega più ai nostri Padri; piazza San Marco, il Rialto, Palazzo ducale, le ville venete, non sarebbero più le nostre, o meglio lo sarebbero come possono appartenere al turista giapponese o americano che paga il biglietto per visitare i tanti capolavori frutto di una civiltà che ha fatto la storia dell’Europa e dell’Occidente.
Dichiararsi per la restaurazione di una Repubblica veneta e cristiana, può essere la cosa più innovativa e travolgente che sia oggi concepibile: anche se non sei credente, tu come Veneto contemporaneo, discendente da quella grande civiltà, puoi condividerne e apprezzarne i valori, basati sulla pietà, la carità e la giustizia evangelica.
A questo sogno dobbiamo credere, se vogliamo ripartire riprendendo a crescere su antiche robuste radici, altrimenti siamo immersi nel nulla totale, nel bric a brac delle ideologie moderne, che cambiano di aspetto come il mutare delle stagioni. Una società, per resistere ai secoli, deve basarsi su valori eterni.
mi bo