“TE INPRESTE..” UN ATTREZZO, DELLE POSATE …IL CUORE
L’amica Claudia Bortot, della valle del Piave, sa toccare il cuore, specie se ci evoca il mondo di ieri e la grande solidarietà tra i poveri del mondo rurale veneto racchiuso in un modo di dire “te inpreste” -ti presto.
“Se penso ad una parola in lingua veneta ,che a casa mia si usava in diversi contesti e per cose diverse,mi viene in mente :INPRESTE
La mia bisnonna classe 1901, ma anche la nonna usavano questo termine per indicare gli attrezzi di uso nell’orto, come rastrelli, zappe, badili ecc. Ma anche le stoviglie ,piatti, bicchieri e posate.
Le “inpreste” da lavoro si, quelle che si “inprestavano” ai vicini perché non si era in possesso di tutto ciò che occorreva,per cui ci si “inprestava” l’un l’altro le cose, oltre a “inprestare”la manodopera, El “far opere”,una costante nella nostra terra veneta povera e alla fame nel dopo annessione e a seguire con le guerre mondiali.
Un aiutarsi reciproco che univa,faceva corpo e rendeva, se possibile, il lavoro meno pesante.
“Le inpreste Tel secèr da lavar su “…Mi risuona ancora nelle orecchie, altro modo di usare questa parola, posso supporre che anche in questo caso ,le stoviglie si intendessero “inprestate” per mangiare, soprattutto quando si divideva quel poco cibo che c’era con qualcun altro che aveva fame, con un vicino più povero o con un viandante di passaggio.
L’accoglienza, l’aggiungere un posto a tavola anche con niente , una costante che la mia bisnonna raccontava spesso, citando le difficoltà, la fame, ma anche la porta aperta e la condivisione di quel poco con coloro che umilmente bussavano alla porta.
Un termine, una parola, diversi significati ma un comune denominatore:
La condivisione di valori che non riesco a vedere nelle generazioni attuali, e che mi rammarica parecchio.
Spero di vedere presto la mia terra veneta, quella in cui i nostri avi hanno tanto sofferto ritornare ai valori di un tempo, in pace e serenità e ovviamente in chiave moderna.”
Claudia Bortot