TIZIANO E FILIPPO II
di Simonetta Dondi dall'Orologio
Come tutti ben sanno uno dei nostri grandi pittori veneti ha lavorato per un periodo in Spagna, fatto chiamare prima dall’imperatore Carlo V e poi dal figlio Filippo II.
Uno dei primi quadri eseguiti fu quello rappresentante Venere e Adone nel 1553. Questa fu anche la prima versione, poi il maestro ne eseguì molti altri, oggi distribuiti in vari musei nel mondo.
I temi classici erano molto di moda a Venezia e risulta interessante come il maestro “convince” un re conosciuto per la sua estrema “rettitudine cattolica” e “moderato” in tutta la sua forma di essere, ad accettare un tema così “mondano”.
Il quadro in questione è “Venere e Adone”, olio su tela, oggi conservato al Museo del Prado a Madrid.
Il tema raccontato da Ovidio, ci dice che Adone abbandona a Venere per andare a cacciare e qui viene ucciso da un cinghiale inferocito.
Tiziano fa di questo tema una nuova interpretazione e rappresentazione: è l’Alba, dopo una notte d’amore il cacciatore prepara i suoi cani e, lasciando Amore ancora addormentato parte per la caccia, invano trattenuto dalla bella Venere.
E’ rappresentato il momento dell’abbandono di Venere la quale torcendo il corpo, cerca di impedire che vada via, trattenendo il giovane. La partenza è favorita anche da Amore che dorme e non può nulla in quel momento.
All’artista non interessa il momento finale della morte di Adone, qui si esalta la negatività della caccia, metafora della vita, soggetta ai capricci della fortuna e dell’ingiustizia divina.
La fuga di Adone non è narrata da Ovidio e dalla tradizione, Tiziano la inventa: non è più Venere che parte ma Adone che preferisce la caccia, accentuando la decisione tragica e il vano tentativo di Venere di trattenerlo.
Adone guarda, senza guardare la scena, vi è presente un’anfora (la voluptas) rovesciata , Amore addormentato che trattiene ancora la freccia della passione, fa pensare ad una realtà di erotismo non consumato o interrotto.
La postura particolare di Venere, che molti hanno paragonato ad una famosa serie di rilievi nota col nome di “Letto di Policleto”, realmente dà l’impressione che la dea sia improvvisamente svegliata dall’abbandono di Adone e cerchi alzando parte del corpo di impedire che vada via.
Possiamo affermare che l’innovazione nella pittura veneziana è arrivata al punto di cambiare il gusto di grandi personaggi della Storia, famosi per i loro rigidi concetti di vita!