Un Eroe veneziano
di Simonetta Dondi dell’Orologio
Un relitto d’uomo: frustato, bruciacchiato, con le orecchie mozzate ed una caviglia slogata, era costretto a portare pesanti ceste colme di terra sulle fortezze turche.
Quell’uomo era Marcantonio Bragadin, fatto segno di mille torture dal generale Lala Mustafà, poiché questi voleva che il Bragadin gli implorasse pietà e gli rivelasse i piani dell’armata cristiana. Fu appeso al pennone di una galea, fu trascinato nella polvere ed infine legato alla stessa colonna dove poco prima sventolava il Leone di San Marco. Alle richieste dell’ufficiale turco, Marcantonio Bragadin rispose con uno sputo in faccia, allora i turchi lo scuoiarono vivo ma il condottiero veneziano non emise alcun gemito e il 17 agosto 1571, fra atroci tormenti, spirò.
La sua pelle fu trattata ed esposta, come un trofeo, ad Istanbul.
Dopo molti anni fu sottratta da un suo attendente e riportata a Venezia. Una porzione di questa pelle “piegata in ampiezza di un foglio di carta, salda e palpabile come un pannolino, nella quale si vedono i peli del petto ancora attaccati” è, ancor oggi, conservata, in un’urna, nella basilica dei Santi Giovanni e Paolo.
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