Un triangolo amoroso veneziano
di Simonetta Dondi dall’Orologio
Autrice di un reportage su Venezia pubblicato sulla “Revue de deux mondes“, l’anticonformista scrittrice francese George Sand (1804-1876) lega il suo nome a quello della città per essere stata protagonista di un chiacchierato triangolo erotico.
In breve alla fine del mese di gennaio 1834 George Sand si trova a Venezia, presso l’Hotel Danieli, in compagnia di un amante più giovane di lei di sei anni, ma già illustre nella Parigi letteraria: Alfred de Musset.
L’anno prima, entrambi, avevano conosciuto a Parigi la Principessa Cristina Trivulzio di Belgioioso la quale, si sott’intende, ebbe un’avventura prima con Musset e poi con una supposta relazione saffica George stessa.
Musset vendicò il proprio orgoglio ferito rappresentandola nella poesia Sur une morte (1842). Chissà il viaggio a Venezia fu per allontanarsi da questa relazione troppo anticonvenzionale, anche se non fu l’unico caso e ,molto meno, in Parigi; di certo ha creato delle gelosie che necessitavano un distanziamento dalla bella Principessa.
Dopo il lungo viaggio, verso la città lagunare, il poeta di debole salute e febbricitante si ammala tanto che ha bisogno di attenzioni mediche.
Viene chiamato un medico abituato a trattare con l’esigente clientela dell’albergo, tale Pietro Pagello.
Quando, dopo alcuni giorni, De Musset riprende coscienza dal delirio delle febbri e vede il medico, comprende immediatamente quanto è accaduto: il medico premuroso si è preso cura anche della donna del paziente.
Alle sue domande pressanti la Sand risponde negando tacciandolo addirittura di visionario.
Intanto però la tresca prosegue senza pause, sfruttando persino, allorché la passione risulta incontenibile, i recessi inopinabili del movimentato Danieli.
Dunque tutto si svolge secondo il copione del classico triangolo borghese, e questo non depone a favore della scapigliata coppia francese, a parole sprezzante di ogni forma di compromesso.
Dei tre quello che, per così dire, ne uscirebbe meglio sarebbe proprio Pagello (che in fondo fa il suo dovere di medico di stazione turistica, obbediente al capriccio dell’ospite), se non si fosse fatto convincere dalla donna (che riceve dalle mani di un ormai stremato de Musset) a seguirla a Parigi.
Accompagnato da una fama di stallone, il Pagello si improvvisa battitore di mediocri quadri che da buon veneziano aveva portato in valigia, per sicurezza, non si sa mai, nei convegni e presso i salotti in cui la scrittrice lo trascina.
Subisce però lo smacco del contro-triangolo: troppo per un italico!
Meglio scomparire di scena ritornando al suo regno di medico mandato dalla provvidenza, in più cortese e belloccio: Venezia, il Danieli, i turisti pieni di fregole e acciacchi. Ma al Danieli non c’è una targa che lo ricordi.