UNA FRASE INFAMANTE DI IPPOLITO NIEVO SULLA FINE DI VENEZIA..
di Milo Boz Veneto
Incominciamo intanto con il prendere a scappellotti (metaforici, ma dati di cuore) un certo Ippolito Nievo, che scrisse nel suo celebrato libro (le confessioni di un italiano): “in una sera di maggio (12maggio 1797) moriva una gran regina di quattordici secoli, senza lacrime, senza dignità, senza funerali”. Luigi Tomaz (Dalla parte del leone) invece annota:
“Non è vero!
La gran regina di quattordici secoli è morta qualche mese dopo ed ha avuto funerali dignitosissimi. Accompagnata dal pianto sconsolato della lunga riviera adriatica del suo antico e originario Stato da Mar”. Alla fine compare ai nostri occhi veneti moderni, l’antica radice del patriottismo italico,nato sull’onda di una ideologia che descriveva ogni stato preunitario come decrepito, nel caso nostro, o tirannico e oppressivo, nel caso degli altri stati della penisola.
Solo un inevitabile “radioso avvenire” era possibile per i popoli italici; nell’unità della penisola dove non vi sarebbero più stati siciliani, veneti e lombardi, ma solo cittadini della nuova Nazione. Quanto questo progetto fosse campato in aria, destinato a fallire,lo vediamo con i nostri occhi, ogni giorno, ma la varie consorterie che ci marciano (e ci mangiano) per interessi propri da 150 anni, continuano imperterrite a celebrarlo, almeno fino a quando la gente non li caccerà con i forconi e lo stato centralista di stampo napoleonico giacobino, si dissolverà come un incubo al risveglio del mattino.