UN’ARTE VENEZIANA QUASI SCONOSCIUTA
Simonetta Dondi dall'Orologio
Tra le attività veneziane che si sono completamente perdute nel tempo, troviamo le maioliche e ceramiche.
Attività che probabilmente incomincia nel Medioevo, la datazione è possibile solo attraverso dati archeologici che collocano i frammenti ritrovati intorno alla metà del XIII secolo, alcuni reperti lagunari ritrovati potrebbero essere più antichi però sempre dentro di questo secolo..
I ceramisti veneziani dovevano essere numerosi e sicuramente si dovevano riunure in corporazione: in epoca rinascimentale questi vasai che si chiamano Bochaleri, consideravano come santo protettore all’Arcangelo Michele, al quale dedicarono un altare ai Frari.
Il gusto in auge in epoca rinascimentale a Venezia era quello giunto dalle lontane regioni bizantine; è probabile un trasferimento delle maestranze, oltre all’importazione attraverso i commerci.
Purtroppo i Bochaleri scomparvero in epoca napoleonica e quest’arte si è perduta completamente…attualmente si cerca di recuperare e si riproducono modelli ricavati da frammenti ritrovati, soprattutto dell’epoca rinascimentale.
A Venezia si preferiva la ceramica ingobbiata e graffiata, soprattutto in epoca rinascimentale, questa tecnica era bizantina, sicuramente dovuto anche ad un trasferimento delle maestranze e all’abbondante importazione di stoviglie (XII secolo….si sono ritrovati numerosi frammenti di Corinto, Cipro e di tutta l’area egea rinvenuti nel territorio lagunare).
La tecnica era quella di incidere il disegno con una pinta sul pezzo rivestito da un bagno di argilla bianca (ingobbio), por si faceva la prima cottura; si completava la decorazione con pigmenti resistenti all’alta temperatura del forno (fu nel XVI secolo che s’introduce il blu cobalto nella ceramica). Si passava sucessivamente al bagno vetroso e alla seconda cottura.
Le prime decorazioni sono geometriche con spirali e cerchi (XIII secolo) poi compare la cosiddetta tipologia San Bartolo (fine XIII secolo): lo stile è più elaborato, appaiono raggiere, stelle, quadrilobi, volatili ed alberi della vita.
Il nome proviene da una chiesa del ferrarese, costruita nel 1294 e che conserva un numero considerevole di ceramiche di decorazione architettonica, chiamati bacini.
La ceramica graffita arcaica padana nasce a cavallo tra il XIV e XV secolo: lo stile è omogeneo tra tutte le Regioni del Nord compreso il Piemonte e l’Emilia Romagna.
Nella zona lagunare sono stati rinvenuti frammenti provenienti anche dalla Spagna e protomaioliche del XIII fino al XIV secolo apule e del Meridione in generale; alcune da Magreb, Egitto e Siria.
Le maioliche ispano-moresche erano molto apprezzate dalla Serenissima, infatti godevano di libera entrata nei territori della Repubblica quando le rigide Leggi protezionistiche evitavano l’importazione per la difesa dell’Arte locale.
La pavimentazione di due cappelle della chiesa di Sant’Elena (oggi i frammenti si trovano nel museo della Cà Doro) Sono di provenienza spagnola.
Chissà l’esito fosse dovuto ad una migliore qualità della ceramica importata rispetto a quella locale.
A principio del XVI secolo, dopo un abbandono di quasi un secolo, rifiorisce a Venezia la ceramica smaltata, più conosciuta come maiolica…questo è dovuto al breve dominio della Serenissima a Faenza.
I maiolicari faentini si trasferiscono alla Laguna e la produzione locale imitò le decorazioni, anche se con un tocco di novità introducendo fiori e frutta e una vivace policromia.
L’ambiente della Controriforma s’introduce lo stile compendiarlo invenzione faentina, dove la figura centrale santo o cherubino /Venere o putto schizzata in sobria policromia s’introduce su un sfondo bianco.
La produzione veneta seicentesca è caratterizzata dalle candiane che imitano i ricchi decori floreali delle ceramiche turche (Iznik).
Agli inizi del secolo XIX si scioglie completamente l’attività e solo grazie ai frammenti che si conservano nei Musei possiamo recuperare un’Arte…anche se non possedeva la bellezza e la fama del vetro, sicuramente fu notevole.