Venezia e i battipali “bricola”, i “vieri” da pesca, la “palina”
da Venezia a tavola
Venezia nobile e ricca, meraviglia venuta dall’ingegno di architetti, grandi artisti, abili mercanti? Sì, certo. Ma pensiamoci, la nostra città è soprattutto figlia della fatica di umili persone: i “battipali”.
Proprio così: come tutti sanno il palo, la “bricola”, i “vieri” da pesca, la “palina”, sono da sempre l’elemento determinante del paesaggio lagunare, dell’urbanistica e dell’edilizia veneziana. Il Ponte di Rialto sta in piedi perché lì sotto ci sono 12.000 pali di olmo, piantati a mano! Come dice lo scrittore Tiziano Scarpa nel suo “Venezia è un pesce”, quando cammini qui: stai passeggiando sopra un incredibile bosco alla rovescia.
Sì, proprio una foresta alla rovescia, i cui alberi nel tempo, in assenza di ossigeno, sono diventati pietre sulle quali poggia una intera città! I “battipali” meritano sicuramente la nostra memoria, un piccolo omaggio a questi uomini consumati dalla fatica che, con il loro sacrificio, hanno reso possibile lo stupore del mondo intero davanti alla bellezza di Venezia.
“O issa eh
e issalo in alto oh
e in alto bene eh
poiché conviene oh
lo feniremo eh
ma col santo aiuto oh
viva San Marco eh
repubblicano oh”
(da “Canto di lavoro dei battipali”. Ne esistono versioni diverse, ma quello che conta è il “ritmo”, perché il suo scopo era aiutare l’alzata con le braccia e la successiva caduta del maglio sulla cima del palo. – La foto è di arzana org)