VENEZIA IMPERIALE E CAROLINGIA? LE BUFALE DELLA STAMPA
GIORNI FA era uscito un presunto scoop da parte di un giornale locale, in cui certi affreschi recentemente affiorati a Torcello, datati IX-X secolo sarebbero la prova indubitabile della dipendenza di Venezia, che si era da poco formata, all’impero carolingio. E un “esperto” suffragava tale ipotesi. Una storia tutta da riscrivere.. Nulla di più sballato. Basta aprire un qualunque libro di storia che parli di quel periodo e troviamo l’ingombrante (almeno per i veneziani dell’epoca) figura del doge Pietro Candiano IV (Piero Candian). Il quale cerca di avvicinare la città capitale dei Venetici, all’impero…. questo doge ne combinerà di tutti i colori. Accusa persino di simonia il Vescovo di Castello, protetto da Bisanzio, e per aumentare la propria potenza, ripudierà persino la moglie Giovanna, costringendola a monacarsi nel convento di san Zacaria, e sposerà nel 966 la longobarda Waldrada figlia del duca di Spoleto e nipote di Ottone, l’imperatore.
Insaziabile nel suo appetito, farà nominare il figlio patriarca di Grado e il fratello conte di Padova… la moglie “todesca” gli ha portato in dote numerose tenute in Friuli, nel trevigiano, nel ferrarese, e lui, in un delirio di onnipotenza, metterà a ferro e fuoco Oderzo, volendo allargare i suoi possedimenti.
Alla fine, i venetici, soffocati dalle tasse sempre più oppressi e preoccupati per il calo dei traffici con Bisanzio, si ribelleranno… e nel 976 incendieranno Palazzo Ducale. Ecco quindi la grande probabilità che sia stato questo doge così poco veneziano nello stile, ad aver ordinato gli affreschi chiamando artisti della corte di Ottone, volendo suggellare in quel modo, l’amicizia con l’impero (non la sudditanza!), ma certamente Venezia continuò ad essere autonoma e libera e non una provincia imperiale come qualcuno ora sostiene.. Quanto a Pietro Candiano IV, dopo essersi inimicato nobili e popolani del dogado, viene stanato dal castello dogale a cui viene dato fuoco, e viene trucidato dalla folla inferocita assieme al figlioletto. Solo la pietà del nobile Giovanni Gradenigo pone fine allo strazio (i corpi esposti al macello) e le salme verranno tumulate a s. Ilario.