Venezia, sposa dell’Adriatico
Il Lido conserva ancora oggi una grande tradizione della Serenissima: lo Sposalizio del Mare, una cerimonia che si celebra ogni anno durante il giorno dell’Ascensione (il giovedì dopo la quinta domenica di Pasqua) davanti alla Chiesa di San Nicolò.
Usanza antica che possiamo trovare anche sottoforma di fonti visive come il quadro del Canaletto qui a fianco.
Di cosa si tratta?
In origine era una processione di barche che terminava con un rito di benedizione del mare, di fatto una tradizione religiosa che con l’espandersi di Venezia nell’Adriatico acquisì anche valenza civica.
Secondo gli storici i riti legati all’espiazione dei peccati verso il mare risalgono all’antichità (pensiamo ad esempio all’episodio narrato da Erodoto in Storie, III, 40-43.relativo al lancio fatto da Policrate, tiranno di Samo, di un prezioso anello in mare per placare gli dei) e Venezia li ha semplicemente personalizzati, istituzionalizzati e resi propri.
La festa della Sensa (nome derivato appunto da ascensione in lingua veneta) fu infatti ufficializzata ed istituita nell’anno 1000 per celebrare l’impresa del doge Pietro Orseolo II (991-1009) che salpò dal Lido il giorno dell’Ascensione e scacciò i pirati narentani dall’Istria, gettando così le basi per lo Stato da Mar.
Per ricordare quel giorno si decretò che ogni anno il Doge, il giorno dell’Ascensione si recasse al Lido accompagnato dal vescovo di Olivolo, uscisse quindi dal porto e si recasse in mare aperto, dove avveniva la benedizione simbolica che sanciva il carattere marittimo dello Stato e nel frattempo la legittima supremazia su quelle acque.
Il trionfo della Repubblica si inserisce nel rito
Nel 1177 il doge Sebastiano Ziani negoziò con successo una pace tra Barbarossa e papa Alessandro III, e da quest’ultimo ricevette, come ricompensa, un anello. Alla benedizione si aggiunse allora il matrimonio e il rito dello “sposalizio”; da allora infatti ogni anno il doge si reca al Lido e getta in acqua una copia dell’anello pronunciando la seguente formula:
Desponsamus te, mare,
in signum veri perpetuique dominii
Che tradotta suona circa “Noi ti sposiamo, o mare, in segno di vero e perpetuo dominio”
L’unione era sancita, Venezia e il mare sarebbero stati uniti per sempre!
doge Pietro Orseolo II (991-1009) che salpò dal Lido Mi sembra improprio che la flotta veneziana salpasse dal Lido quando le navi sono sempre state all’interno della città, nel Canal Grande in tempo di pace (commercio) o nel bacino di San Marco in tempo di guerra. non sarebbe comunque un grave errore, ma lascia intendere un qualcosa che non si coniuga con la Storia di Venezia.