1655: LA RIVOLTA DI ARZIGNANO CONTRO I POTENTI LOCALI
Abbiamo descritto sempre la sostanziale armonia tra il governo aristocratico veneziano e il popolo minuto. Ma non mancarono nei quattro secoli del Domini, rivolte locali, dovute a storture momentanee della macchina amministrativa, usate magari contro il popolo dai potentati locali. Accadde anche ad Arzignano, un fiorente centro all’inizio della val di Chiampo, in cui i signori del posto, si facevano esentare dall’imposta patrimoniale, scaricando sul contado tutto il peso della imposizione fiscale. Ce ne parla Ivone Cacciavillani:
Non di rado la contestazione degli estimi (la valutazione del patrimonio imponibile) diede luogo a contestazioni se non a rivolte vere e proprie. Memorabile la rivolta di Arzignano, nella Vicentina. Era una importante villa nella val di Chiampo, e conobbe, nel 1655, la più importante rivolta tra le non molte rivolte armate della lunga storia del Dominio. Ecco come la descrive Alvise Priuli, il Podestà di Padova inviato dal senato in tutta fretta, alla testa di un reparto di “Cappelleti” (cavalleria leggera balcanica chiamati così per via el piccolo berretto etnico che portavano NdR) per sedarla.
La causa della sedizione ebbe origine dalla prepotenza dei benestanti, che approfittavano delle sostanze dei poveri col prorogare lungamente le cariche per non saldare mai le casse, pagando anzi con denaro della comunità le gravezze (tasse) proprie, il che fu causa principale dei tumulti che si estesero a segno di prendere l’armi milla o più, valendosi dei moschetti e polvere di Vostra Serenità (si rivolge al Doge), riservati ad uso delle Cernide, di ammazzare alcuni del contrario partito, di incendiare una delle loro case, e quello che è peggio, di occupare il castello, che in sitto eminente e forte, domina la terra, barricando le porte di esso, dispondovi guardie dei quali sempre più si andava accrescendo.
In tal stato si trovava Arzignano quando vi capitai, con 120 cappelletti a cavallo, e 48 oltremarini a piedi, e prima del mio arrivo feci anche divulgare che colà ero espedito da Vostre Eccellenze con grosso numero di milizie e con autorità di valermi di tutte le milizie di qua là del Menzo (Mincio).
La pace venne ristabilita con alcuni impiccati e col riordino dell’estimo in modo da stabilire un minimo di giustizia sociale.
Da “Lo Stato da Terra della Serenissima” di Ivone Cacciavillani”. Reperibile nelle biblioteche comunali del Veneto.