1809: LE RIVOLTE IN NOME DI SAN MARCO (a Lonigo) DI CUI NESSUNO VI PARLA
UN GIOVANE ricercatore storico forte delle fonti archivistiche che citava a pié sospinto, oggi negava che fosse mai esistita una identità veneta, e prendeva l’esempio di Lonigo, suo paese natale, dove la giunta aveva deciso di erigere una colonna con, udite udite, un Leone marciano. La cittadina aveva avuto di che lagnarsi del dominio veneziano, e in temi lontani vi eran state anche delle sommosse, per tasse troppo esose (sic) e prepotenze “veneziane”. A suo dire. Peccato che i suoi concittadini, sventolando i gonfaloni col Leone, nel 1809, avessero dato inizio a una rivolta antifrancese, sfibrati dalle tasse troppo esose.. di chi sventolava …il tricolore.
Tutto era nato con una tassa, quella si odiosa, sul macinato, di cui racconta l’inizio lo storico Carlo Bullo, che Ettore Beggiato riprende nel suo bel libro “1809: L’Insorgenza Veneta” . Vi riporto di seguito un piccolo brano, sperando che il giovane ricercatore storico all’inizio, credo, di una carriera accademica nelle università italiane, mi legga e sia stimolato ad approfondire.
“Mise al colmo dell’indignazione delle popolazioni rurali l’inconsulta istituzione del dazio della macina, residuo di vessazioni degno dell’epoca feudale. Questo dazio imponeva tali e tante cautele, che i contribuenti erano esposti ad ogni momento ad esser vittima o della propria negligenza o della tirannia degli agenti di finanza (non so voi, ma io sto pensando all’italietta attuale). il regolamento per tali imposte era opera dell’Accademia delle Scienze di Parigi, che sfornò il tutto in un grosso libro, il quale rendendo difficili le cose più facili faceva scempio della lingua italiana (proprio come “il burocratese” di oggi) come purtroppo era il malvezzo dell’epoca.
Un grido universale si alzò e molte popolazioni se ne disfecero con le armi alla mano, grazie al fatto che il paese non era presidiato da truppe. Il ministro fu costretto a ritrattarsi, dopo aver cagionato la perdita al tesoro di mezzo milione…
Fu allora che l’insurrezione del Veneto divenne quasi generale. Così, ai primi di luglio, nel veronese, il popolo si sollevava a Legnago, Lonigo e Zevio, Bovolone, Isola della Scala, estendendosi il movimento nel Vicentino, Sette comuni, Padovano e specialmente Basso Po …
Cessato il momento del pericolo furono istituiti tribunali speciali, a Verona, Padova e Basso Po, che giudicando coll’arbitrio e colla passione, senza regolari processi, fecero centinaia e centinaia di vittime di un dispotismo feroce; né si rifuggiva alla crudeltà fucilando senza misericordia, esponendo i condannati alla berlina, e marchiandoli a l’uso medioevale, col marchio rovente sulla spalla.
Le carneficine durarono mesi e quasi ogni settimana si fucilava qualcuno dei cosiddetti briganti.