5 maggio . Ei fu… senza veli, ritratto dal Canova. Ma si dispiacque assai.
Napoleone Bonaparte pose sempre grande attenzione all’arte. Anche troppa, occorrerebbe dire, visto che dai territori conquistati o arbitrariamente occupati dalle sue armate faceva regolarmente requisire tutto quanto gli aggradava far entrare in possesso della Francia. Dal Manzanarre al Reno, Venezia e il Veneto possono ben lamentare la ”fame” d’arte napoleonica, essendo stati spogliati di un numero incalcolabile di dipinti, sculture, arredi, oggetti sacri, beni di valore di ogni genere.
Molti tra i maggiori talenti dell’epoca furono onorati di poter servire l’imperatore dei francesi, ispirati dall’ eco delle sue imprese che risuonava per l’Europa. Bonaparte aveva una passione per l’Opera italiana, che allora era principalmente napoletana, gli piaceva molto Paisiello. Compositori come il marchigiano Spontini e toscano Cherubini presero volentieri la via di Parigi. A Vienna, Ludwig van Beethoven, che aveva dedicato la sua Terza Sinfonia all’uomo che aveva visto “cavalcare lo spirito del mondo”. Dedica che strappò poi in un impeto di sdegno, alla notizia dell’ incoronazione a imperatore.
Il pittore Jacques Louis David, ammiratore entusiasta di Napoleone, ebbe il grande onore di ricevere l’incarico di raffigurare l’incoronazione in una enorme tela, oggi conservata al Louvre. Nel giorno della cerimonia David prese schizzi e annotazioni, che poi l’imperatore fece modificare a suo piacimento. Impose di aggiungere la madre Letizia, che era assente perchè contraria alle nozze con Josephine Beauharnais, di effigiare tutti i vari personaggi nelle posizioni a lui gradite, a simboleggiare minuziosamente la nuova gerarchia. il centro dell’attenzione è Napoleone incoronato che incorona Josephine. Anche Papa Pio VII non appare dimesso come era nella realtà, ma in posizione di rilievo e con gesto benedicente.David non riceverà in seguito altre commissioni, a causa di contrasti per il pagamento di questa e altre opere.
Il veneto Antonio Canova, era il più celebre scultore europeo dell’epoca,conteso da pontefici e imperatori, in quegli anni attivo a Roma. Napoleone lo fece convocare a Parigi nel 1802, desiderando una statua a celebrazione della sua grandezza, in veste di Marte pacificatore. Canova realizzò il calco preparatorio, oggi conservato a Possagno, successivamente lavorò alla statua, destinata al Louvre, il museo designato da Napoleone come contenitore per tutte le opere che aveva saccheggiato nei paesi con cui era in conflitto.
Nel realizzare l’opera Canova probabilmente si era ispirato a una statua greca di atleta esposta agli Uffizi di Firenze. Molte personalità che ebbero modo di ammirare la statua durante la lavorazione, nello studio romano dello scultore, l’apprezzarono senza riserve. Quando il colosso arrivò a Parigi, nonostante la figura alta e prestante, Napoleone fu irritato dall’audacia di Canova, che aveva osato ritrarlo nudo. Preferiva di gran lunga essere raffigurato nella pompa, avvolto in porpore, velluti ed ermellini. Ma il buon Canova gli aveva fatto osservare : Sire, Dio stesso non avrebbe fatto una cosa bella raffigurando Vostra Maestà con scarpe e calzoni corti alla francese. Noi- come tutte le arti belle, abbiamo un nostro linguaggio sublime e il linguaggio dello statuario è il nudo.
Le argomentazioni di sapore artistico non valsero a far accettare l’opera a Napoleone, deluso anche dalle ridottissime dimensioni della Vittoria alata e del globo terrestre che reggeva nella mano destra. La rifiutò e la fece relegare nei magazzini. Dopo Waterloo i Borboni vendettero la scomoda statua alla Corona d’Inghilterra, che ne fece dono al Duca di Wellington, Tuttora fa bella mostra di se ad Aspley House, residenza londinese dei discendenti del vincitore di Napoleone a Waterloo. Una copia in bronzo è esposta a Milano nel cortile dell’Accademia di Brera.