1797: A BRESCIA ARRIVA IL TRICOLORE E I GIACOBINI FILOFRANCESI INVANO CERCANO DI CORROMPERE GLI SCHIAVONI
A Brescia, il 19 marzo del 1797.
Riassunto dalle memorie del colonnello Pietro Miovilovich, dalmata.

ufficiale della Legione Lombarda, il cui debutto col tricolore fu macchiato da stragi di civili veneti innocenti
Allontanato il Battagia (Provveditor Straordinario di Terraferma), i nuovi padroni (i giacobini) si diedero da fare per consolidare il potere, tentando innanzitutto d’assoldare le truppe schiavone del col. Miovilovich.
Agli Oltremarini furono inviati viveri e denaro, sdegnosamente respinti “perché quell’anime fedeli ed eroiche invece di cedersi, s’infuriarono contro gli emissari di tal seduzione e presero in isdegno che osato avessero di tentar la loro fede ed esclamarono eglino unanimi nel proprio linguaggio:
< Ah possie vire! (porci!) porta via: va al diavolo ti to roba e to bessi, no volemo gnente da vu altri ribeli de nostro Principe, nu avemo nostre paghe che nostro Principe passa nu da nostri Ufficiali: adio posia vira! Porta via to roba te dico! Viva San Marco Nostro Santo Protetor Benedeto!>
I patrioti (termine con cui si autodefinivano i giacobini), non soddisfatti dello smacco ricevuto dalla piena lealtà delle truppe schiavone, tentarono di assoldare almeno il colonnello Miovilovich. Questi, manco a dirlo, oppose un netto rifiuto.
Il 21 aprile, nel lasciare per ultimo Brescia, prese con sé la bandiera di San Marco, se la avvolse a tracolla a mò di sciarpa e arrivò alla porta Torlonga, che dà sulla strada per Verona e qui ricevette dal picchetto dei bombardieri “l’onor della bandiera” (immaginate con quante lacrime nel cuore di ognuno) e nell’atto di restituirgli il passaporto, l’ufficiale dei Bombardieri, insistette per baciargli la mano, augurandogli il buon viaggio aggiunse sottovoce: “ Ah, Lustrissim! La torna prest col nostro San Marc benedett!”.
Dal quaderno dedicato alla Fanteria Veneta a cura di Danilo Morello e Millo Bozzolan