LA FAVOLA UNITARIA: I VENETI SPARIRONO E DIVENTARONO ROMANI
Ancora c’è gente che si ostina pervicacemente a commentare i miei articoli dicendo che i Veneti scomparvero, con l’annessione romana. Cercherò di spiegarmi meglio, per l’ennesima volta, sperando di diradare le nebbie che offuscano la mente di qualche veneto.
Inizio riportando due righe di Strabone geografo e storico greco, vissuto tra il 63 a.C. e il 23 dopo Cristo in piena epoca di romanizzazione:
I Romani poi, impadronitisi di quei luoghi, e avendo inviato colonie in molte parti, salvaguardano anche l’esistenza delle stirpi preesistenti. Ora sono tutti Romani, ma nondimeno alcuni si dicono Umbri, e Tirreni (si riferisce alla Toscana odierna) così come avviene per i Veneti, i Liguri, gli insubri.
Ecco spiegata in questa constatazione di un contemporaneo autorevole di allora, la diversità tipica dell’Italia che nemmeno 150 anni di centralismo assolutista (anche il regime democratico odierno si può considerare tale ) son riusciti a cancellare. Non è bastato il fascismo con i manganelli, non sono bastate le scuole pubbliche in mano a insegnanti “foresti” (estranei al luogo dove insegnano) a cancellare la diversità naturale dei popoli italiani, che si esprime nella lingua locale (che in Veneto, in Sicilia e a Napoli specialmente sopravvive gagliarda). Ma tant’è… “L’Italia s’è(ra) desta ” e l’idea napoleonica francese dello stato centralista con una lingua, una tradizione, una bandiera propria alle Nazioni forgiate nell’Ottocento, si era tragicamente imposta anche da noi. E se mancavano i primi due postulati (lingua e tradizione) si sarebbero inventati ed imposti ai popoli italiani, anche ai Veneti.
Come ho detto varie volte, la romanizzazione non fu imposta, noi in origine eravamo alleati dei Romani e come Veneti mantenemmo vive le nostre tradizioni e regole comunitarie dato che ai Romani interessava il controllo del territorio e l’esazione fiscale ma non la distruzione della nostra cultura. Un esempio per me evidente è un bassorilievo trovato a Padova .. scusate se mi cito.
Questa stele funeraria, rinvenuta a Padova, non ricordo bene se nella zona dove poi sorgerà la Basilica di Santa Giustina (zona cimiteriale monumentale fino all’epoca della romanizzazione) o durante la sistemazione di Corso del Popolo, risale al primo secolo dopo Cristo.
Mostra una nobile veneta che parte probabilmente per l’ultimo viaggio, accompagnata dal marito in toga romana. Anche l’auriga veste ormai alla romana. Ma lei, di stirpe nobile locale, orgogliosa delle sue tradizioni e del suo popolo, veste abiti tradizionali veneti. Che sia una veneta, ce lo dice il nome. OSTIALA GALLIENA: non è certamente un nome latino, ma venetico.
Questo è un documento importante, che testimonia la presenza di una identità peculiare persistente, e che riemergerà pienamente con la caduta dell’impero. Per cui furono VENETI i fondatori di Venezia, che si chiamò appunto così e non.. Romania. Veneti fondatori di Venezia, consapevoli di esser tali, pur grati, sempre, dell’apporto romano.
Lo ribadisco, perché qualche buontempone batte a volte sul chiodo che i Veneti erano spariti: come dire che erano spariti i Siculi, i Liguri, gli Umbri e tanti altri, che invece continuarono la loro storia particolare,dietro la patina della romanizzazione.
Così del resto concludeva la storia dei paleo veneti, la mostra recente dedicata ai Venetkens. E cioè che arrivati i Romani, si era chiusa la serranda sulla tradizione dei Veneti.
E’ una tesi ridicola frutto della atmosfera di nazionalismo forsennato, diffusa durante l’Ottocento in epoca risorgimentale: Roma, fondatrice della stirpe italica, e poi basta. Come ancora si insegna dai canali di Mamma Rai.
Tornando alla lingua, la fusione del venetico con il latino, molto simili, (tanto che Giacomo Devoto, uno dei più stimati studiosi italiani faceva discendere veneti e latini da una migrazione unica dal centro Europa) creò già nel IV secolo i primo accenno della lingua veneta odierna. Lo attesta la stele funeraria rinvenuta in Veneto in cui è scolpito testuale CO VOL DEONI. CO VOL non serve che vi spieghi cosa significa (quando vuole, per i “foresti” che mi leggono) DEONI indica Dio ed è ancora usato da Caorle a Concordia fino alla zona di Aquileia, nei confini orientali del Veneto.. non bastasse, DEONI è pure diventato un cognome diffuso in zona.
I Veneti primi diventarono Venetici (così li definirono i Bizantini), e furono alleati praticamente indipendenti dell’impero Romano d’Oriente, tali da muover guerra da soli, nel VII secolo dopo Cristo ai Longobardi che occupavano l’entroterra. Erano e si dichiaravano Veneti e non a caso fondarono Venezia, e non Roma seconda. Chiaro?
Che poi Venezia si ispirasse alla tradizione romana repubblicana è vero, ma il suo parlamento di nobili (inter pares) paritari è certamente una peculiarità veneta, che deriva da tradizioni antichissime. Pensiamo alle assemblee dei capi famiglia sotto l’ombra dei tigli, tanto che questo albero lo troviamo persino nel nome di un paese (Teglio veneto) e negli stemmi antichi di diverse località. E non è un caso se nella saga della Tavola Rotonda, i cavalieri si sedevano intorno a un tavolo circolare dove anche Re Artù era simile agli altri e non era assiso su un trono distante dai cavalieri. Come mai cito questi leggendari personaggi? Semplice: la saga è nata nel Galles (Wales) dove non a caso erano presenti i Venedoni (Veneticones) un ceppo dei Veneti, popolo d’Europa e che viveva secondo le nostre tradizioni.