Le streghe della Serenissima
di Simonetta Dondi dell’Orologio
A parte qualche caso sporadico (come tale Francesco Barozzi che si considerava un mago), fatture, magie e stregonerie erano a Venezia ad esclusivo appannaggio delle donne, o loro attribuite dalla cultura dell’Inquisizione.
Contrariamente alla tradizione, le streghe della Serenissima, o quelle che si ritenevano tali, non professavano culti e patti diabolici con malefizi mortali, sabba od orge demoniache, ma si limitavano per lo più a piccole magie e fatture “casalinghe” riguardanti la salute oppure i tormenti amorosi.
C’è una atipicità della stregoneria veneta rispetto a quanto vissuto nel resto d’Europa.
Le streghe veneziane non adoravano il demonio ma al massimo lo invocavano, pagandogli addirittura in anticipo i favori gettando delle monete e manciate di sale sul fuoco; l’unica raffigurazione diabolica che conoscevano era quella presente tra le carte dei Tarocchi.
A volte si ritrovavano presso il cimitero ebraico del Lido, luogo considerato carico di poteri occulti.
Si trattava in sostanza di una stregoneria spicciola, patrimonio dei ceti più poveri dai quali provenivano la maggioranza di queste donne, che applicavano antichi segreti e pratiche di dubbia efficacia.
I segreti venivano rivelati di generazione in generazione nelle notti di Natale o in punto di morte e venivano poi usati come mezzo di sostentamento.
Alcune presunte streghe erano anche cortigiane: c’era la convinzione che sapessero fare fatture e incantesimi affinché gli uomini si innamorassero di loro.
Queste fattucchiere sarebbero rimaste anonime se il Sacro Tribunale dell’Inquisizione non si fosse accanito nella caccia alle streghe. Nel resto dell’Europa gli Inquisitori sfogavano le proprie frustrazioni su povere donne che venivano plagiate, sottoposte a torture e mandate al rogo.
Per fortuna, data la particolarità della società veneziana, nessun rogo fu mai acceso nel territorio della Serenissima e le torture vennero applicate in pochissimi casi. Infatti il governo veneziano, sempre mal disposto nei confronti della Chiesa di Roma, aveva saputo, sottilmente e tra le quinte, conferire un indirizzo speciale alla questione.
Anche Giacomo Casanova fu curato da bambino dall’epitassi da una “maga” e forse, grazie all’emozione provocatagli da questo incontro, guarì perfettamente.
Per la verità, l’inquisizione veneziana non era ne più ne meno severa di tutti gli altri tribunali ecclesiastici in italia e in Europa. La differenza sta semmai nel fatto che a Venezia le condanne a morte erano eseguite per annegamento in laguna piuttosto che sul rogo. Nel corso del ‘500 a Venezia vi furono appena 14 esecuzioni ordinate dal Sant’Ufficio contro 168 decise dai tribunali laici, tutto in linea con quanto avveniva nel resto della penisola. Fra l’altro le condanne per stregoneria erano un numero insignificante rispetto a quelle per eresia. Nessuno dice mai che le inquisizioni protestanti erano ben peggiori. In Inghilterra, solo durante il regno di Enrico VIII, più di 300 cattolici furono giustiziati perchè non professavano la religione del re. Ormai il disprezzo per la Chiesa è tale che sembra impossibile sradicare i luoghi comuni sull’inquisizione, eppure basterebbe aprire un libro…
Complimenti comunque per il sito, molto molto interessante.