A GRADISCA L’ULTIMA GUERRA TERRESTRE DELLA REPUBBLICA, ASSEDIATA DALL’AUSTRIA.
Il capodanno del 1615 inizia con i botti, ma sono emessi dai moschetti e dai cannoni di Venezia che apre il fronte di guerra contro l’Austria a Gradisca. L’ Austria ostacolava da tempo i traffici commerciali tramite gli attacchi dei pirati uscocchi suoi protetti per questo scopo.
A Palmanova Venezia tiene un consiglio di guerra e opta per un intervento basato sulla rapidità e sulla sorpresa con l’obbiettivo di occupare il territorio imperiale sulla destra dell’Isonzo. In realtà il conflitto diventerà ben presto una guerra di posizione molto sanguinosa e lunga (durerà tre anni) che costringerà i Veneziani a mobilitare in massa anche le Cernide con malcontento a volte espresso, a volte silente, dei pur fedeli sudditi di Terraferma.
Il 19 dicembre le truppe si mettono in moto, e si impadroniscono velocemente di Cormons, Medea, Romans, Sagrado e Cervignano. Si aprono a questo punto due scenari: marciare su Gorizia o prendere Gradisca, passata all’Austria dopo la guerra di Cambrai. Sotto Gradisca c’è il primo scontro, il 31 dicembre.
Il conflitto si trascinerà fino al 1617 con ripetuti scontri: quando gli austriaci stanno per capitolare, anche perché la popolazione è loro ostile e rivuole il dominio marciano, arriva la notizia che gli ambasciatori hanno stipulato la pace di Parigi. Ecco cosa si stabilisce: i territori conquistati con la guerra dai Veneti intorno a Gradisca, dovranno esser restituiti all’imperatore, il quale però si impegnerà a non appoggiare più i pirati uscocchi che sono anzi sloggiati dalla loro roccaforte di Segna, e dispersi in regioni lontane dalla costa, ovvero costretti a postarsi all’interno della costa di 50 miglia, mentre le loro navi vengono incendiate. Scompare per sempre la minaccia della pirateria, ma lascia non risolta la questione dell’egemonia veneta sul mare Adriatico, insidiata dall’Austria fino ai preliminari di Leoben con Napoleone che posero fine alla libertà e all’esistenza stessa dello stato veneto.