Aldo Manuzio, il rinascimento di Venezia. Una mostra ce lo spiega, non mancate.
Una mostra inedita dedicata alla vita dell’uomo che ha inventato il libro moderno e il concetto stesso di editoria: Aldo Manuzio, la persona che ha contribuito a eleggere Venezia la capitale internazionale della stampa.
In occasione delle celebrazioni per il V° centenario dalla morte di Aldo Manuzio, dopo il programma di eventi del 2015 Aldo ai lettori organizzato dalla Biblioteca Nazionale Marciana, continuano i riconoscimenti della città lagunare al grande editore veneziano, proponendo una mostra alle Gallerie dell’Accademia, dal 19 marzo al 19 giugno 2016, Aldo Manuzio e il rinascimento di Venezia.
La mostra, curata da Guido Beltramini, Davide Gasparotto e Giulio Manieri Elia mette in relazione la nascita dell’editoria moderna con la grande pittura del Cinquecento, offrendo al visitatore un ampio sguardo su un periodo storico di straordinaria fioritura artistica per Venezia, sia nelle arti figurative, che in campo letterario. Espone, come un grande intreccio tra parola e immagine, quadri dei maggiori artisti dell’epoca, sculture di Tullio Lombardo, miniature di Benedetto Bordon ed anche le celebri edizioni aldine, quei piccoli libri che resero la città lagunare capitale internazionale della stampa.
Aldo Manuzio, considerato ancora oggi il propulsore della tipografia del suo tempo e il primo editore in senso moderno, oltre che l’ideatore del carattere corsivo, viene celebrato con un’esposizione che non si limita a mettere in luce il Hypnerotomachia Poliphili, il suo libro illustrato più celebre e raffinato, ma vuole soprattutto dimostrare come egli con la sua opera abbia inciso anche nell’arte cinquecentesca veneziana.
Aldo ebbe la capacità, in collaborazione con Pietro Bembo, di rendere disponibili al pubblico di studiosi e di letterati del suo tempo i grandi classici della cultura greca, da Omero ad Aristotele, da Sofocle a Euripide a Tucidide, per poi raccogliere i testi latini da Virgilio a Cicerone, da Orazio a Ovidio, a Catullo, a Properzio, Lucrezio, Giovenale, Marziale, e ancora ebraici e italiani della nuova letteratura in volgare.
A seguito della riscoperta della poesia greca e latina, viene abbandonata la visione pittorica tipicamente medievale di una natura ostile all’uomo lasciando spazio ad una nuova prospettiva artistica che porta alla creazione di paesaggi rilassanti e rassicuranti. È così che abbiamo modo oggi di deliziarci dei capolavori assoluti di Giorgione, Carpaccio, Giovanni Bellini, Cima da Conegliano, Tiziano, Lorenzo Lotto, che da questa innovazione sono stati fortemente condizionati.
Il principale merito di Manuzio fu proprio quello di concepire il volume in piccolo formato, inserendovi solo i testi degli autori, senza appesantirli con note o commenti e dunque rendendoli “tascabili”: un’innovazione clamorosa, che permise la diffusione dei classici greci e latini, che di fatto fuoriuscirono dalle Università, fino ad allora custodi del sapere, per entrare nelle dimore della nobiltà e dell’alta borghesia, finendo per diventare un vero status symbol delle classi colte italiane ed europee. La mostra, proprio per sottolineare l’importanza storica di questa rivoluzione culturale, si chiude con una galleria di “lettori aldini”, uomini e donne che posano con un libro tascabile fra le mani.