Approvvigionamento di Legname per Venezia
di Antonia dei Todeschi.
La Repubblica Veneta è stata accusata di aver per suo uso depauperato il patrimonio boschivo delle Alpi venete. Si tratta di un giudizio superficiale e poco sostenibile.
Per sua natura Venezia era più dipendente di altri dal consumo di legname. Probabilmente la Città e lo Stato non avrebbero potuto nascere e sopravvivere se non avessero avuto intorno quel bosco dalla pianura ai monti a cui attingere il proprio fabbisogno energetico e di materiali, per le case, per le navi e per il consolidamento del suolo.
Secondo Bruno Vecchio, professore ordinario al Dipartimento di Storia, Archeologia della Università di Firenze “La Repubblica di Venezia è la parte della penisola in cui il problema del bosco è nel ‘700 più dibattuto e i danni del disboscamento deprecati più che altrove“. In realtà il problema era stato sentito molto prima ed è sempre stato in grande evidenza per la Serenissima.
Questo interessamento aveva motivazioni contrastanti. Da una parte la necessità di avere legname sempre a disposizione, dall’ altra, di conseguenza, quella di conservare il bosco sia per per contenere ed imbrigliare le acque a monte ed evitare così piene ed inondazioni, sia per garantire per il futuro la disponibilità del legname così necessario.
Altre cause contribuivano alla graduale eliminazione boschiva: l’espansione colturale, il pascolo e il pauperismo delle campagne, ma la Repubblica provvide presto con leggi e magistrature sia a tutelare i boschi, sia ad assicurarsi scorte di legname, istituendo i cosiddetti ” boschi di riserva”.
Già nel 1470 emana una legge che “riserva” ad uso dello Stato tutti i roveri comunali e privati, e dal 1532 la tutela dei boschi e l’approvvigionamento del legname passano dal Consiglio dei X ad una speciale magistratura denominata “Provveditori e Sopraprovveditori alla legna e ai boschi”.
È sempre il Vecchio che ci informa che, spartire dal XV secolo: “Contemporaneamente si comincia ad applicare il provvedimento di riserva a boschi interi, come i querceti situati nella pianura lungo il corso del Livenza. Nel 1471 viene riservato il Montello, allora ricoperto da un meraviglioso querceto; nel 1548 il Cansiglio , soprattutto per i suoi faggi; nel 1463 le abetine di Somadida sopra Auronzo, donate dalla Comunità Cadorina, e nel 1580 quelle della Val Visdende nel Comelico. Nel 1581 è la volta di ben 47 boschi della Carnia, nel 1741 di altri 42 boschi sparsi.
Su di essi si esercita la sorveglianza dei capitani da bosco e di guardiani detti “saltarii”, che dal 1748 controllano anche i boschi privati”. Il legname che se ne ricava era destinato all’Arsenale. Si arrivò al censimento delle querce, la pianta più preziosa perché necessaria per la costruzione delle navi. Ogni albero era registrato e seguito nella sua crescita.
Vediamo quindi che l’attenzione era alta e costante. I lungimiranti governanti veneziani non avrebbero permesso un uso indiscriminato di una risorsa necessaria, fino a renderla introvabile. Anche in questo Venezia insegna.
Libero adattamento da : Lagunarie G.B. Stefinlongo