Arsenale: fine di una Storia quasi millenaria.
Di Luigina Pizzolato
Mentre in questi giorni di Carnevale l’Arsenale è sede di manifestazioni e attività giocose, in realtà sta morendo per quanto concerne l’attività cantieristica: gli ultimi, pochissimi lavoratori rimasti entrano in Cassa integrazione.
Di quella che si può considerare il primo esempio al mondo di attività industriale, di catena di montaggio, rimarranno spazi e strutture, destinati a svariati usi, principalmente espositivi e culturali. Un malinconico tramonto, per una istituzione sbocciata agli albori del Millennio scorso e che per almeno nove secoli ha contrassegnato la vita di Venezia. Nel periodo di massima espansione, quando la flotta delle Serenissima dominava sui mari, l’Arsenale impiegava 5000 lavoratori, il 5% degli abitanti di Venezia. Le dimensioni erano quelle di una città nella città, vi si svolgeva ogni genere di attività che servisse alla costruzione delle navi, alla navigazione, agli armamenti e alle necessità dei viaggi per mare.
All’arrivo dei francesi nel 1797 l’Arsenale fu saccheggiato e demolito in alcune parti, altre furono modificate, Napoleone fece distruggere le navi, tranne quelle che utilizzo per la guerra. Fece bruciare anche l’ultimo Bucintoro e licenziare tutti gli arsenalotti.
Con l’avvento degli austriaci ci fu una ripresa dell’attività costruttiva, la più importante e vanto dell’Impero asburgico, in quanto prima una Marina austriaca non esisteva nemmeno, gli equipaggi erano formati da marinai reclutati nei territori della Serenissima. Anche i generali austriaci dovevano conoscere la lingua veneta, che era quella usata per dare gli ordini. Prima del 1797 non esisteva nemmeno una marina Austriaca ed è dopo il 1815 che nasce, col nome di “OSTERREICH – VENEZIANISCHE MARINE” (Marina Austro-Veneta che conserverà fino alla fine della rivoluzione di Manin del 1849. Epica è rimasta la sconfitta subita a Lissa da una ingloriosa Marina del Regno d’Italia, nella IIIa guerra d’indipendenza, quando ”Uomini di ferro su navi di legno, hanno sconfitto uomini di legno su navi di ferro ”.
Anche dopo il 1866, con l’annessione al Regno d’Italia, Venezia fu al centro dell’attività navale dell’Adriatico, preferita ad Ancona.
Continuarono ampliamenti e modifiche, per adattare le strutture alle nuove esigenze della Marina Militare. Durante la seconda guerra mondiale, occupato dai tedeschi, fu dotato di rifugi antiaerei. In seguito l’Arsenale non potè più essere adeguato alle sempre crescenti necessità delle moderne forze navali.Il Comando del Dipartimento marittimo militare tornò ad Ancona, lasciando molti spazi inutilizzati e preclusi all’uso civile.
Negli ultimi decenni varie iniziative per mantenere l’attività industriale non hanno avuto lunga durata, gli addetti hanno continuato a diminuire, fino a chiusura definitiva. Parte degli enormi spazi è già utilizzata da tempo per attività teatrali, museali e ricreatorie. Sarebbe grave che oltre alle attività lavorative, finisse dispersa anche la memoria della gloriosa storia dell’Arsenale.