Bassano, Rep. Serenissima/Stato Veneto, 1703 i Trentini in fuga dall’invasione francese.
Michele Brunelli
1703, da un paio d’anni è in corso la guerra per imporre un nuovo Re in Spagna. Divisi su due fronti, Regno di Gran Bretagna, Regno di Francia, Corona spagnola, Impero austriaco (Sacro Romano Impero), Portogallo, Province Unite dei Paesi Bassi e altri vari Ducati si combattono per imporre un “candidato” a loro gradito. Il conflitto terminerà con la Pace di Utrecht del 1713 in cui, fra l’altro, la Gran Bretagna acquisisce diversi territori fra cui la Rocca di Gibraltar/Gibilterra, tutt’oggi autonomo Territorio Britannico d’Oltremare.
In questa guerra, che coinvolge buona parte dell’europa, l’esercito francese va all’attacco delle forze austriache lungo il Lago di Garda: dal 25-28 luglio 1703 le truppe francesi del gen. Vendôme entrano ad Arco e iniziano l’invasione del Trentino. Un primo attacco coi barconi (a fine 1702) era stato sventato dalle sentinelle delle Milizie territoriali di difesa Tirolesi (progenitrici degli Schützen). Invece, con la breve ma rapida invasione del 1703 le forze francesi raggiungono velocemente Trento occupando buona parte del Tirolo meridionale.
Mentre il conflitto infuria, la Serenissima Repubblica rimane neutrale, avendo da poco inaugurato quella politica che, portata all’estremo (gli estremismi non pagano), la farà cadere senza combattere alle soglie del 1800. Già nel 1703, dunque, i cippi di confine dello Stato Veneto (così era definito il territorio della Serenissima) demarcano un territorio neutro. Il confine fra Stato Veneto e Tirolo passa a nord della pedemontana, intersecato nel suo punto centrale dal fiume Brenta. La linea di confine, quindi, divide la Valsugana dal Canal di Brenta, ricadente nella piccola podesteria autonoma (provincia veneta) bassanese che all’epoca comprende il fiume da Tezze S.B. a Primolano e dunque l’accesso strategicamente centrale al Tirolo.
Nessuna meraviglia che i Trentini in fuga dall’invasione francese di Arco si rifugino nella parte bassanese, com’era anche definita la piccola podesteria lungo il Brenta. Ne troviamo una piccola ma chiara testimonianza nel libro Vita e Macchine di Bartolomeo Ferracina, scritto da Francesco Memmo, il quale a pag. 102 dice che «Bassano poi divenne una Città di rifugio per li poveri Trentini, i quali udendo che i Francesi eransi anche impadroniti…del Castello d’Arco…qua tuttodì concorrevano».
bibliografia: L’Invasione del Trentino nel 1703 de L. Bressan.