BISANZIO NEL PARLAR VENETO
Di Gianna Marcato
M.Cortellazzo raccolse in un volume 270 parole entrate nel veneziano dal greco. Vi troviamo la voce “anese”, anice, nome di una pianta importata dal Levante; “seleno” per sedano, “sculier”, cucchiaio e “piadena” per zuppiera, dalla voce greca che indicava un piatto, uno stampo per cuocere nel forno il pane o le focacce. Di origine greca è anche l’imprecazione veneta-veneziana più caratteristica: “ostrega”, il verbo “ostregare”, pescar ostriche si trova a Chioggia e a Venezia nel 1300.
Arcipelago, panfilo, squero sono tutti termini di origine levantina, così come “bombaso” (bambagia) e “mastica” (mastice) resina importata da Chio. Altro termine è “mastelo”, che in greco significava coppa, “piter”, vaso da fiori, “intimela”, federa di cuscini in greco indumento, o copertura.
Cotimo era l’imposta che il Levante mettevano sui vascelli, di un tanto per cento; dal greco mascella abbiamo il veneziano “ganassa”. “Pantegana” è il termine greco per indicare il ratto, “caciola” corrisponde al greco per indicare una berretta tipo papalina. Infine “usmar” deriva dal greco odorare. Ma chiudiamo in bellezza con il termine “pitima”. “Te si na pitima”, nel senso di sei fastidioso. La voce indicava inizialmente una applicazione di panni bagnati o anche “una decozione di aromi di vino”, qualche cosa di pesante che sta sullo stomaco, dal termine greco per cataplasma.
sunto da “Parlar veneto” di Gianna Marcato
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Dimenticato piron, forchetta. Che si vuole introdotta da una principessa bizantina e carega, adattamento di cathedra che poi i greci riassorbono come carecla…
grazie! il ‘rientro’ delle ‘carega’ in Grecia, non lo sapevo 😉
Io sapevo che “la pittima:è un uccello di Ripa che fa un verso fastidiosa
è anche.. nel parlar vento, assume il significato che ho spiegato nella nota. “ti xe na pitima–te si na pitima” sei noioso, dai fastidio. se rivolto a una persona si ricorda appunto quello che era diventato un mestiere vero e proprio, a Venezia.
Interessante !!