CARPACCIO, PITTORE VENETO E L’ARTE SACRA
di Millo Bozzolan
Vittore Carpaccio, detto talvolta anche Vittorio (1465 circa – 1525/1526), è stato un pittore veneto. Scrivere “italiano”accanto al suo nome come fa Wikipedia, che impedisce in pratica di mettere la sua maniera di firmarsi, è una cosa riprovevole; ma ne abbiamo già parlato Somiglia tanto ai cartelli sui palazzi veneziani della Dalmazia, in cui scrivono: “arte croata del sec. …” falsificando la storia.
Fu uno dei protagonisti della produzione di teleri a Venezia a cavallo tra il XV e il XVI secolo, divenendo forse il miglior testimone della vita, dei costumi e dell’aspetto straordinario della Serenissima in quegli anni.
Come altri grandi maestri italiani e Veneti della sua generazione (Perugino,Luca Signorelli, lo stesso Andrea Mantegna), dopo un periodo di fastosi successi visse una crisi poco dopo lo scoccare del XVI secolo per le difficoltà ad assimilare gli apporti rivoluzionari e moderni dei nuovi “grandi” (Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello, Giorgione e Tiziano).
Visse gli ultimi anni relegato in provincia, dove il suo stile ormai attardato trovava ancora ammiratori. Il dipinto in apertura è conservato a Venezia-Galleria dell’Accademia, si intitola “Le mille crocifissioni sul monte Ararat”. Dell’arte dell’occidente resterebbe molto poco, se escludessimo i soggetti a carattere religioso. c’è da rifletterci su: forse il declino dell’Occidente è andato di pari passo col declino dell’afflato religioso.