do schei e quattro franchi
“Me pare, co gera zovene el me diseva: vusto vèdare el mondo niovo o vusto che te daga do schei… E mi me tocava do schei”.
(Noi Veneti di David Conati)
I soldi in Veneto sono i Schei.
Il vocabolo probabilmente risale a quando il Lombardo-Veneto tra fine ‘700 e metà ‘800 era dominato dagli austriaci, epoca nella quale erano in circolazione alcune monete (più precisamente le monete da 1,2 e 5 pfennig) su cui era riportata la scritta scheid.munz, abbreviazione del tedesco scheidemunze cioè “moneta divisionale” (foto a lato)
Siccome la parola intera era di difficile pronuncia, popolarmente si abbreviava con Schei, da cui poi derivò anche il singolare scheo e l’espressione oggi poco usata schei de mona.
Il termine “schei” rimase nel parlato dei Veneti anche dopo l’avvento del Regno d’Italia ed è tuttora usato non solo per indicare genericamente i soldi a prescindere dalla valuta, ma anche per traslato, come unità di misura corrispondente pressapoco al cm “se te mizuri ben a ghe voe naltri venti schèi…”
Non è nemmeno l’unica parola associabile ai soldi riconducibile a quel periodo, difatti un altro termine molto usato “franchi” non deriva dal franco francese come si potrebbe pensare, ma ancora una volta da una moneta austriaca che portava l’effige dell’imperatore Francis Joseph (Francesco Giuseppe in italiano).
E come si è giunti da tali monete all’appellativo “franco”? Molto semplice: la scritta incisa è l’abbreviazione di “Franciscus Iosef Austriae Imperator” e come al solito i Veneti sempre pratici, usarono la prima parola, venetizzata, della scritta per definire la moneta, che chiamarono “el franco” e “i franchi”