el “cuero d’oro” degli artigiani veneziani, conosciuto in tutta Europa.
Sandro Fattore, in visita al palazzo Ferro Fini
il palazzo Ferro Fini, come ora si chiama, oggi sede del Consiglio regionale, altro non è che quello che un tempo si chiamava palazzo Flangini Fini, e furono proprio i Flangini a ottenere l’iscrizione all’Albo d’oro della nobiltà veneziana. Esattamente fu Girolamo Flangini, che nel 1668 pagò ben centomila ducati per finanziare lo sforzo della Serenissima impegnata nella guerra di Candia. (zonta di Gualtiero Scapini Flangini).
Prima dell’arrivo della carta da parati, i nobili e i ricchi mercanti erano soliti coprire i muri delle stanze di rappresentanza con legno intarsiato, in genere in noce, o cuoio lavoratoin una particolare maniera, detto “cuore d’or”. Grandi esperti di questa tecnica di lavorazione del cuoio furono, dal Rinascimento fino ai primi del ‘700, gli artigiani veneziani e napoletani.
Venezia aveva nei tempi d’oro (è il caso di usare questo aggettivo) almeno una settantina di artigiani, richiesti in tutta Europa per rivestire stanze e istoriare soffitti. Quest’arte non era nata dal nulla ma derivava dai Mori di Spagna, che adornavano così le stanze dei loro sceicchi. Partiti i Mori, l’arte era rimasta. Il termine “cuore d’oro” deriva appunto dal vocabolo “cuero” che indica il cuoio in catalano, un po’ simile al “curame” della lingua veneta.
Abbiamo un prezioso esempio di questa tecnica nel palazzo “Ferro-Fini” a Venezia. La parte del palazzo con questa stanza era della famiglia Ferro, nobiltà acquistata versando centinaia di migliaia di ducati come per i Fini, in periodi in cui Venezia “apriva” l’albo d’oro della nobiltà alla ricerca di risorse per finanziare la sua guerre periodiche col Turco, nella lotta, spesso solitaria in difesa dell’Occidente.
Un componente della famiglia Fini si trova raffigurato in una scultura nella facciata della chiesa di San Moisè, che aveva fatto risistemare investendo nel restauro della medesima una somma ingentissima.
Bene, mi par tutto, godetevi le foto degli interni, ora.