Eliminare le pubbliche sconcezze
di Theusk
Ah Piazza San Marco, l’orgoglio della Serenissima, quella che i Veneti non a torto ritengono una delle più belle piazze del mondo.
Eppure non è sempre stata così, ma andiamo con ordine..
Piazza San Marco, al principio del ‘500 era ancora ingombra di viti, di alberi, di qualche bottega di scalpellino e, quod peius est, imbruttita da una latrina dove ognuno andava “licentiosamente a far sporcitie et deposito de scouace”.
Lo sconcio non venne più tollerato e fu ordinato al maestro Giorgio Spaventi, proto e ingegnere, di sgombrarla da botteghe, da viti e da alberi.
Anche i tre stendardi dinanzi alla Basilica erano logori e i piedistalli di legno (abati) che li reggevano, poco decorosi, così furono commessi ad Alessandro Leopardi i tre pili in bronzo e a Lazzaro Bastiani e a Benedetto Diana, la dipintura delle bandiere dietro la somma di 630 ducati: “El cendado cuxido per dicti tre stendardi, cadauno de i quali habia ad esser de longeza braza diexeocto et largo tele tredexe“.
Nel 1599 le bandiere si rifecero in seta ritorta “con cremese de Spagna, franze, passamani e ricami d’oro” e costarono 2351 ducati e due grossi.
Anche la Piazzetta, verso il molo, ancora nel 1580 era ingombrata dalla beccheria che la insudiciava con le sue immondizie ma con decreto del 27 settembre dello stesso anno questa venne trasferita e persino i portici di Palazzo Ducale risultavano deturpati da botteghini di notai, addossati alle colonne, da banchi di cavadenti, da scranne, da cassoni e da armadi che vennero, non senza problemi, fatti rimuovere.
liberamente tratto da “Venezia nella storia, Molmenti”