GLI AFFRESCHI DI PORTA DIEDA A BASSANO. ORA POTRETE CAPIRNE IL SENSO.
Quello che possiamo vedere attualmente è quanto emerso da un accurato restauro del 2005. Non entro nei dettagli delle varie fasi pittoriche dapprima viscontee del 1394 e del 1397 (forse) e poi quella veneziana del 1405, desidero solo sottolineare l’importanza che assumevano in quel periodo, dove la maggioranza delle persone erano analfabete, tutti gli strumenti di comunicazione siano essi bandiere, sculture, pitture, decorazioni. Doveva essere evidente a chiunque avesse posato lo sguardo su questa torre e su questi affreschi già da lontano (essendo stati effettuati per essere ben visibili) chi fosse il padrone del territorio, le appartenenze politiche, militari e famigliari.
Nel giugno del 1404 Venezia acquisì Bassano e da allora eliminò o rese invibili i simboli del precedente regime, sostituendoli con i propri, anche per non mantenere in alcuni bassanesi eventuali nostalgie soprattutto viscontee.
Nella parte inferiore, proprio sopra la porta, si intravedono tracce dell’affresco elaborato nel 1541-1542 da Jacopo dal Ponte che prende nome dall’episodio di Marco Curzio Rufo che si getta nella voragine. Narra, infatti, la leggenda che un’enorme voragine si fosse aperta sul suolo di Roma con grande pericolo per tutta la popolazione. L’Urbe si sarebbe salvata solo con il sacrificio di quanto più prezioso possedesse. Così l’eroe a cavallo e in assetto da battaglia si precipitò nella voragine, offrendo la sua vita in cambio della salvezza della città. E’ evidente che la rappresentazione di così alto ideale dovesse essere idealmente anche verso Venezia, la nuova patria.
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