GLI “AVOGADORI DE COMUN”
Con la piccola premessa che io avrei aggiunto il termine “rispettati” all’aggettivo “temuti” in modo da non alimentare la Leggenda Nera su una giustizia veneziana senza “pietas”, vi presento questo interessante articolo che parla dei “Pubblici ministeri” dell’epoca, che si occupavano di reati pubblici molto importanti. E un altro termine che non ci piace è “oligarchia”. La nobiltà veneta non governava per l’interesse di pochi, ma per il bene comune della Nazione. E questo era ben chiaro, soprattutto alle classi sociali più umili.(NdR)
Di Alessandro Zanotto
Dal I° volume di Francesco Zanotto della serie denominata: “Il Palazzo Ducale di Venezia”, I tre temibili Avogadori di Comun, Pietro Quirini, Giorgio Bembo e Tommaso Malipiero. I tre capi del temuto ufficio dell’ Avogadoria di Comun erano incaricati di curare e difendere gli interessi del Commune Veneciarum, cioè l’insieme delle famiglie patrizie al governo della città di Venezia, con modalità simili a quelle di una moderna Avvocatura dello Stato.Gli Avogadori potevano visionare i conti dei Camerlenghi, perseguire le violazioni delle leggi marittime denunciate dai membri degli equipaggi, indagare sulle accuse di corruzione mosse ai giudici dei tribunali o di negligenza da parte dei funzionari, intentando azione legale davanti al Supremo Tribunale della Quarantia in tutti i casi in cui ravvisassero un danneggiamento degli interessi del Comune, cioè, in ultima analisi, dell’oligarchia al governo nel suo insieme. Dal 1400 potevano trascinare in giudizio lo stesso Doge. Essi sovraintendevano anche alla nobiltà delle famiglie di Terraferma.
Il compito principale degli Avogadori era soprattutto la tutela della legalità costituzionale, sorvegliando attentamente il puntuale rispetto delle leggi da parte dei consigli e dei vari organi dello Stato veneziano e con il potere di sospendere i provvedimenti incostituzionali. Francesco sottolinea che il ritratto fu posto inizialmente sotto l’orologio e che i ritratti furono eseguiti da Sebastiano Bombelli udinese, il quale nel 1716 era ancora in vita.