29 gennaio 1996: La Fenice brucia.
di Luigina PizzolatoGià nel 1773 il teatro precedente, il San Beneto di proprietà della famiglia Grimani fu completamente distrutto da un incendio. Nel 1792, su progetto di G.A.Selva, si costruì in sostituzione l' odierno teatro La Fenice, dal nome del mitico uccello che rinasce dalle proprie ceneri. I 174 palchetti erano tutti uguali, non era un teatro costruito per il diletto di un sovrano, ma per la cittadinanza.
Caduta dopo pochi anni la Repubblica, anche La Fenice dovette assoggettarsi allo stile degli invasori francesi. La grandeur Napoleonica, oltre ad altre devastazioni di edifici di pregio, si spinse fin dentro al teatro. Per accogliere Napoleone come si conveniva, si pensò di addobbare la sala in celeste e argento secondo il nuovo stile Impero che si stava diffondendo. In mancanza di un palco reale, si costruì una loggia provvisoria per accogliere l’imperatore, poi Selva progettò una struttura fissa appositamente studiata per ospitare il sovrano, sacrificando 6 palchetti. La visita avvenne il martedì 1º dicembre 1807 ,in onore dell’illustre ospite venne rappresentata la cantata Il giudizio di Giove. Altri regnanti poterono in seguito godere di un palco di assoluto prestigio, non Napoleone, che non tornò più in città. Nel 1836 il teatro dell´opera bruciò nuovamente, a causa di una stufa austriaca malfunzionante, ma fu ricostruito solo un anno dopo da Meduna, in stile neoclassico.
Gli unici interventi che si registrarono dopo la ricostruzione del 1837 riguardarono il palco imperiale, eliminato durante la sollevazione popolare del ’48 in quanto simbolo dell’oppressione austriaca. I sei palchi subito ricostruiti al posto della loggia imperiale per riportare la Fenice alle sue origini settecentesche, ebbero breve durata. Il 22 agosto 1849, infatti,<<ritornato l’Imperial Regio Governo Austriaco venne da questo ordinato di ricostruire la loggia nella stessa precedente sua forma>>. Nel 1946 il Leone alato di San Marco tornò sul frontone del palcoscenico al posto dello stemma sabaudo presente dal 1866.
Nel corso del XIX secolo La Fenice fu teatro di primaria importanza, sede di numerose prime rappresentazioni di opere liriche di grandi autori italiani come Gioachino Rossini (Tancredi nel 1813 e Semiramide nel 1823), Vincenzo Bellini (I Capuleti e i Montecchi nel 1830 e Beatrice di Tenda nel 1833) e Giuseppe Verdi (Ernani nel 1843, Attila nel 1846, Rigoletto nel 1851, La traviata nel 1853 e Simon Boccanegra nel 1857). Sul palcoscenico veneziano sono passati i più grandi compositori, cantanti, registi, danzatori e artisti di ogni epoca.
Nel Novecento, tranne piccoli interventi conservativi il teatro mantenne in sostanza lo stesso aspetto. Fino alla sera del 29 gennaio 1996, quando per mano di due sciagurati elettricisti e con il concorso di superficialità e incuria La Fenice finì in cenere. I rii intorno alla Fenice erano asciutti perchè erano in corso lavori di pulitura, che non si facevano da decenni. Anche il teatro era chiuso per lavori di restauro e adeguamento, due elettricisti, Enrico Carella e suo cugino Massimiliano Marchetti, con la loro ditta Viet stavano lavorando alla manutenzione del teatro e, per non incorrere in una penale dovuta ai ritardi accumulati dalla propria impresa, decisero di causare un piccolo incendio per provocare un ritardo imputabile a causa di forza maggiore. Oltre alla distruzione del teatro, ci fu il serio rischio che l’incendio si potesse estendere alle case vicine, con conseguenze inimmaginabili per la città di Venezia.
Condannati in Cassazione nel 2003, a Carella e il cugino avrebbero furono comminati rispettivamente a 7 e a 6 anni di prigione. Marchetti scontò due anni in carcere ed usufruì in seguito di sconti di pena grazie a un indulto. Carella fece perdere le proprie tracce prima della sentenza della Cassazione, fu ricercato dalla Digos e dall’Interpol e arrestato al confine tra Messico e Belize nel 2007, fu rinchiuso in un carcere a Città del Messico. Dopo l’ estradizione è stato in carcere dal maggio 2007 per circa 16 mesi (oltre ai 224 giorni trascorsi in carcere a Padova). Anch’esso ha usufruito degli sconti dell’indulto. Il direttore del cantiere dei restauri, responsabile dei lavori e della sicurezza, se la cavò con una multa, altri personaggi con responsabilità più o meno dirette furono assolti. Pene irrisorie, per un delitto come la distruzione di un teatro e di tante memorie. A causa di quel fuoco se ne sono andati in fiamme tanta Storia e testimonianze di epoche irripetibili, dove al teatro veniva la più bella gente e le più grandi personalità d’Europa e del mondo.
http://ivdi.it/Fenice/esposizione_fenice.htm