I BOMBARDAMENTI ALLEATI, A VOLTE INUTILE STRAGE, COME A PADOVA. UNA TESTIMONIANZA.
di Millo Bozzolan e Giovanni Bertoli
Come ha scritto lo storico inglese Eric Morris nel suo saggio “La guerra inutile. Campagna d’ Italia 1943-45″ (Longanesi) i bombardamenti dei liberatori uccisero più italiani di quanto ne uccisero i tedeschi. Quasi centomila a fronte di ventimila, per chi tiene alle cifre. Certo è che la strategia degli alleati, bombe a tappeto sui civili, non fu una decisione di cui andare fieri. Purtroppo la strategia avrebbe trovato il suo coronamento con Hiroshima e Nagasaki. L’8 febbraio del 1944, ossia 70 anni fa, avvenne il bombardamento più famoso di Padova. Più famoso perché colpì il bastione Impossibile, dove avevano trovato rifugio 500 persone, 400 delle quali morirono. Più famoso, ma non l’unico, perché Padova e provincia subirono circa duemila incursioni aeree dei liberatori, con un bilancio di migliaia di vittime civilei, forse tremila. http://www.secoloditalia.it/2014/02/pagine-di-storiail-bombardamento-di-padova-dell8-febbraio-quando-il-rifugio-diventa-una-trappola-mortale/ …….
Fu uno degli episodi di quella tragedia, mai dimenticata; ieri ho avuto una testimonianza diretta dal cugino Giovanni. Riguarda il raid dell’11 marzo. Io sono cresciuto con lui, più anziano di me di una decina di anni, mi faceva da fratello maggiore. Vi riporto il suo drammatico ricordo, di bimbo, di colpo a contatto con la morte e la crudeltà dell’uomo.
Ciao Millo, ho scoperto leggendo un libretto sui bombardamenti su Padova che l’ 11 marzo ’44 hanno bombardato anche San Lazzaro (il piccolo borgo distava una decina di chilometri in linea d’aria dalla stazione). Una era caduta a 50 m dal fosso dove eravamo riparati. Ricordo e sope (zolle di terra) soea schina.
Cinque anni avevo e il ricordo ancora vivo. Di Destro (il borgo era abitato in prevalenza da famiglie con quel cognome) morti due uomini dallo spostamento d’aria e morta ea Elsa Colombo presa in pieno dalla bomba. Trovati pezzi per I campi. Ricordo brandelli di stoffa sopra i rami di un albero. Ricordo I due uomini distesi sopra la tavola in marmo sulla cucina. Nessuna ferita.
On ricordo indelebile. Tanti ricordi …e me zio Anselmo che faseva scudo col so corpo tegnendome sotto de eo, in mezzo al campo drio casa. Durante el passaio dee fortesse volanti che ndava bombardare ea stassion de Padova. Penso che ste do bombe che I ga moea’ a San Lazzaro ghe fussee vansa’ cosi’ vedendo sto grupeto de case ie ga sgancia’.
Naltra…. quando che I sonava l’allarme ghe gera panico. I grandi si alzavano dal letto e mi che gero piccolo… I me ruiava so na coerta e via nelle case che possedevano pagliai questi venivano usati a mo’ di rifugio dentro questi buchi liberati dalla paglia per fare posto alle persone…… ricordo che attraversando l’attuale autostrada Padova Venezia all’epoca via delle Grazie, una volta, alzando un poco la coperta per guardare fuori verso la città cioe’ verso la stazionem ho visto I razzi illuminare a giorno il cielo.
Ricordo la paura provata in quel momento e di essermi subito ricoperto la testa.
avevo solamente tre anni,ma gli scoppi delle bombe mi risuonano a volte ancora nelle orecchie mia madre mi faceva masticare del pane perchè i timpani non sanguinassero,dallo spostamento d’aria una mia cugina di poco più grande rimase schiacciatea tra un armadio e la parete della stanza il padre impazzì.Le bombe cadendo sembravano stormi di uccelli neri.Dio volendo il centro storico rimase quasi indenne distrussero Campo Marte-la stazione ferroviaria-Ponte di Brenta linee ferroviarie e stradali .Una sorella di mia madre aveva un ristorante al Foro Boario in Prato Della Valle (i sotteranei adibiti a rifugio antiaereo) adiacente ad una grossa caserma e alla chiesa di Santa Giustina fortunatamente risparmiate dai bombardamenti. I liberatori ci avrebbero liberato,ma a caro prezzo.
Per Alberto Durer Bacchetti. Sarei un tuo parente, vecchio nipote della Zia Ida che abitava a Ronchi. Figlio di Mariano Bonomi e quindi nipote dell’Avv. Antonio. Se mi leggi, per favore rispondimi. Ciao,
Aggiungo: i miei lontani parenti Durer Bacchetti (che avevano di preferenza nomi germanizzanti, come Alberto, Umberto, Roberto ecc.) possedevano e gestivano una farmacia sulla strada fronteggiante l’Aeroporto. in corrispondenza del Cavalcavia di Brusegana. Sei di quelli?
Io c’ero: l’articolo di Millo Bozzolan sui bombardamenti della seconda guerra mondiale contiene numerose inesattezze che posso contestare in quanto abitavo a Padova, fra la Chiesa di Santa Croce e il convento dei Cappuccini. Essendo della classe ’31 frequentavo la “Scuola media Unica” ed ero intruppato come Balilla Moschettiere Vice-caposquadra. Riconoscevo gli aerei militari su cui circolavano ampie documentazioni dall’Editoriale Aeronautica. Dopo l’armistizio dell’ 8 settembre 1943 Padova fu bombardata due volte, a tappeto, dalle Fortezze Volanti B17 che centrarono la stazione FS, gli scali ferroviari e le contigue industrie, con danni anche nel vicino quartiere dell’Arcella e numerose vittime civili. In molti, compreso io e la mia famiglia, assistemmo allo “sgancio” indisturbato e in formazione perfetta. I rifugi sotterranei tubolari esistevano, numerosi, c’erano cantine rinforzate e con anticrolli ma poco frequentati. Non c’era più contraerea né caccia. Fu peggio l’8 febbraio 1944, che era la notte precedente alla Festa degli Studenti (in ricordo dell’insurrezione anti-austriaca del 1848) nella quale si succedettero tre ondate di bombardieri, che sparsero sul centro città bombe e spezzoni, danneggiando anche monumenti storico-artistici. La ragione dei quel bombardamento, si ipotizzò, tendesse a disgregare la riorganizzazione, mediante leva obbligatoria e volontariato, dell’esercito della RSI. La Cappella di Giotto e il “Salone” si salvarono ma non gli affreschi del Mantegna della chiesa degli Eremitani, purtroppo attigua al Distretto Militare in via di riorganizzazione. Non erano certo Fortezze Volanti ma quadrimotori britannici. Con la mia famiglia restammo a letto e per fortuna ci andò bene. Non così a vari miei compagni di scuola che ebbero le case distrutte e furono estratti malconci dalle macerie. Fu centrato un rifugio, una strage. Niente più vetri a tutte le finestre della città ma qualche foglio di legno compensato. La mia scuola media unica Italo Balbo, un palazzo nobiliare riadattato aveva il tetto sfondato e fu chiusa. Casa mia era inabitabile e quindi ci trasferimmo in campagna, presso una vecchia zia che possedeva un’azienda agricola. E qui comincia un’altra storia. Padova subì ancora qualche bombardamento diurno meno importante mentre ne subirono di gravi, notturni e diurni, Verona, Vicenza, Treviso e Mestre.
La ringrazio per la cronaca perfetta di quei tristi giorni. Io ho riportato quanto mio cugino Giovanni, allora un bimbetto di appena cinque o sei anni, poteva ricordare.